Il binomio cattiva salute e pesticidi è sempre più evidente, eppure proprio da pesticidi, fertilizzanti e antibiotici il nostro sistema alimentare ha un’elevata dipendenza. E non basta: i singoli pesticidi vengono spesso diffusi nell’ambiente contemporaneamente a tanti altri e ad altre sostanze, creando di fatto dei cocktail chimici che amplificano esponenzialmente gli effetti sulla nostra salute e su quella delle altre specie
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“Health For All”, “Salute per tutti” è il tema centrale della Giornata mondiale della salute di quest’anno, una ricorrenza voluta dall’ONU per focalizzare l’attenzione sugli argomenti principali che riguardano la salute pubblica.
Dalla salute mentale alle patologie croniche all’assistenza materna, un lungo e faticato percorso che però adesso ha un’urgenza: affrontare anche e soprattutto gli effetti sulla nostra salute della crisi climatica in atto e di una economia che ancora continua ad avvelenare il Pianeta.
Come? Con un uso ancora diffuso e massiccio di pesticidi e sostanze chimiche di sintesi in agricoltura, di cui è ormai scientificamente provato che, anche a dosi minime, sono estremamente nocivi per la salute umana e dunque un vero e proprio problema di salute pubblica. Nonostante ciò, l’impiego di pesticidi a livello globale è quasi raddoppiato dal 1990 e l’Italia è il secondo maggiore mercato di pesticidi nell’Ue secondo i dati Eurostat.
L’economia di veleni legalizzati
Così la definisce il WWF che, in occasione della Giornata mondiale della salute, rilancia l’Atlante dei pesticidi, da poco pubblicato con la Coalizione Cambiamo Agricoltura. Questo report oltre a fornire informazioni riguardo il ruolo significativo che queste sostanze hanno nel determinare il declino della biodiversità, in particolare per gli insetti impollinatori come le api, conferma la pervasività di queste sostanze in tutte le matrici ambientali, acqua, aria e suolo e i conseguenti effetti negativi sulla salute delle persone.
Tesi confermata anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stima oltre 385 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi e 258mila decessi ogni anno in tutto il mondo.
Oltre alla perdita di biodiversità, soprattutto di insetti impollinatori, l’uso di pesticidi determina la perdita di fertilità dei suoli e il progressivo inquinamento delle falde acquifere, costituendo una contaminazione planetaria che interessa ormai tutti gli ecosistemi e le persone. Infatti, queste sostanze o i loro metaboliti si ritrovano moltissimi alimenti e organismi, compreso l’uomo ed è ormai scientificamente provato che, non solo l’avvelenamento acuto, ma anche l’esposizione cronica a basse dosi di pesticidi comporta un incremento del rischio di patologie cronico-degenerative quali cancro, diabete, disfunzioni respiratorie, neurologiche, cardiovascolari, immunitarie, riproduttive e metaboliche.
Ancora più nociva per la nostra salute è la presenza del multiresiduo, più sostanze chimiche che prese singolarmente, rientrano nei parametri di Legge, ma insieme determinano un “effetto cocktail” ancora largamente sconosciuto, ma potenzialmente molto più pericoloso.
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Donne e bambini più a rischio
In genere le donne hanno una percentuale di grasso corporeo più alta e sono quindi più inclini ad immagazzinare agenti inquinanti che possono bioaccumularsi nel tessuto adiposo. Nelle donne sono inoltre più numerosi i tessuti sensibili agli ormoni che le rendono più vulnerabili ai pesticidi, specie quelli che agiscono a livello ormonale o interferiscono con il sistema endocrino. C’è poi un legame evidente fra il cancro della mammella e l’esposizione ad alcuni tipi di pesticidi, che sono agenti iniziatori e promotori di tale malattia. I pesticidi sono legati anche all’endometriosi. I pesticidi possono anche passare dalla madre al feto e ai neonati durante l’allattamento, compromettendo la salute del nascituro non solo nell’infanzia, ma anche nella vita adulta e comportando un aumento, in particolare, del rischio di tumori cerebrali e di alterazioni neurologiche e di sviluppo, che possono causare deficit cognitivi, comportamentali e di crescita.
L’attuale agricoltura industriale ha un’elevata dipendenza dalle sostanze chimiche di sintesi, pesticidi, fertilizzanti e antibiotici. Oggi nel mondo si utilizzano 4 milioni di tonnellate di pesticidi. Tuttavia, il volume di vendite di per sé dice ben poco sui rischi per esseri umani, animali e ambiente. Vi sono anche altri fattori che hanno un ruolo importante, fra cui: la tossicità delle sostanze, le metodiche di impiego, il tasso di utilizzo o la frequenza di applicazione – afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia. I singoli pesticidi vengono spesso diffusi nell’ambiente contemporaneamente a tanti altri e ad altre sostanze, creando di fatto dei cocktail chimici che possono amplificare esponenzialmente gli effetti sulla nostra salute (e su quella delle altre specie). Ad oggi la comunità scientifica non è ancora a conoscenza dei possibili effetti sinergici causati dalle combinazioni di pesticidi utilizzati nei campi coltivati. Il WWF lavora da anni per l’obiettivo “One Health” per garantire cioè salute a tutti gli esseri viventi nel Pianeta, unica chiave per un futuro di benessere.
Il consumo globale di pesticidi è in aumento, con un mercato che ha raggiunto un valore di 84,5 miliardi di dollari nel 2019, con tasso di crescita inarrestabile che quest’anno raggiungerà l’11,5%, sfiorando i 130,7 miliardi di dollari.
E l’Italia? Nel 2020 in Italia sono stati venduti 125 milioni di kg di sostanze chimiche per l’agricoltura, 5,2 kg/ettaro, nonostante le conseguenze sulla salute e sull’ambiente siano note e sempre più approfondite. Nel 2021 la SAU (superficie agricola utilizzata) coltivata senza veleni in Italia era ancora solo il 17,4%.
Una soluzione? L’agricoltura biologica: proprio il nostro Paese è ai primi posti in Europa per export di prodotti biologici certificati, mentre i consumi interni restano bassi, sebbene i dati dimostrino che il consumo di prodotti biologici in Italia è quasi raddoppiato in 10 anni e in costante crescita, seppur lentamente.
L’emergenza sanitaria è causata dallo stesso sistema che contribuisce alla crisi ecologica, il pensiero di Vandana Shiva
È esattamente questo il pensiero di Vandana Shiva, l’ecologista indiana Shiva – Presidente di Navdanya International – che ormai da decenni segue molto da vicino l’impegno femminile per il Pianeta e che è coinvolta in prima linea nelle azioni per difenderlo, a partire dal movimento delle donne Chipko.
Veniamo da un secolo in cui c’è stato un massiccio utilizzo di composti chimici tossici. Ora stiamo scoprendo che il sistema agricolo che si basa sulla chimica e sui combustibili fossili presenta un elevato costo per il pianeta: l’inquinamento delle acque, la contaminazione del suolo, la perdita della biodiversità, i gas serra che producono instabilità climatica.
I composti chimici utilizzati in agricoltura stanno danneggiando il nostro intestino uccidendo i batteri benefici di cui abbiamo bisogno. Nel nostro microbioma intestinale sono presenti miliardi di batteri che creano trasformazioni miracolose del buon cibo che mangiamo. Queste trasformazioni si traducono in buona salute ed è questo il motivo per cui il nostro intestino è definibile come il nostro secondo cervello.
La salute del pianeta e la salute delle persone sono una cosa sola. Le alternative esistono e si basano sul rigenerare la salute della terra, tramite l’agroecologia, la salvaguardia della biodiversità, la promozione della filiera corta e di sistemi alimentari a km 0. La salute, a partire da quella del suolo, fino a quella delle piante, degli animali e degli umani deve essere il principio organizzatore nonché il fine dell’agricoltura, del commercio, della scienza, della nostra vita e dei commerci internazionali.
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Fonti: WWF / Navdanya International
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