Svelato e reso noto per la prima volta il coinvolgimento di Johnson & Johnson in alcuni test condotti negli anni '60 su detenuti di colore. Lo scopo era verificare gli effetti dell'amianto e del talco sulla loro pelle
La notizia che riguarda alcuni test finanziati da Johnson & Johnson, lanciata da Bloomberg negli Stati Uniti, è davvero scioccante. La multinazionale ha condotto esperimenti su alcuni detenuti di colore del carcere di Philadelphia per verificare, direttamente sul loro corpo, gli effetti dell’amianto.
Questo è quanto emerge da alcuni documenti appena desecretati e resi noti negli Stati Uniti, documenti emersi nei vari processi che Johnson & Johnson ha dovuto affrontare proprio in merito alla cancerogenicità del suo talco, dovuta alla presenza di amianto.
I particolari della vicenda sono davvero inquietanti. Ai 10 detenuti iscritti a questo esperimento è stato iniettato amianto potenzialmente cancerogeno con lo scopo di confrontarne l’effetto sulla pelle rispetto a quello del talco.
Più nello specifico, ai detenuti sono state fatte iniezioni di tremolite e amianto crisotilo, insieme al talco nella parte bassa della schiena ed è stata in particolare la forma crisotilo dell’amianto ad aver avuto gli effetti più dannosi sulla pelle causando granulomi (ovvero cellule ammassate insieme che creano un’area rialzata) che possono indicare la presenza di malattie polmonari o altri disturbi provocati dall’esposizione all’amianto.
Ma sono stati condotti anche altri test sui prigionieri. 50 maschi adulti sani sono stati selezionati tra la popolazione della prigione della contea di Philadelphia a Holmesburg. Agli uomini, 44 dei quali erano neri, è stato applicato talco sulla pelle da diversi contenitori ma secondo il medico che li ha condotti nessuno ha causato una reazione.
Non è però quanto testimoniato da Leodus Jones, uno dei prigionieri coinvolti, che ha dichiarato invece in un’intervista alla fine degli anni ’90 che i test gli hanno lasciato cicatrici bianche sulla schiena.
Reso noto anche il nome del dermatologo che condusse centinaia di esperimenti sull’uomo in due decenni nella prigione della Pennsylvania. Si tratta di Albert Kligman che in merito ai suoi test al Baltimore Sun nel 1998 ha dichiarato:
Il mio uso di prigionieri pagati come soggetti di ricerca negli anni 50 e 60 era in linea con il protocollo standard di questa nazione per condurre indagini scientifiche all’epoca.
Il problema di fare i conti con quanto accaduto si è però presentato solo ora per Johnson & Johnson. Lo scandalo di questi test condotti sui detenuti neri è emerso per la prima volta decenni fa in libri e articoli di giornale ma il coinvolgimento della multinazionale e del suo controverso talco è stato reso noto solo ora e dà l’ennesimo duro colpo al colosso farmaceutico.
La replica di Johnson & Johnson
Il portavoce della Johnson & Johnson, Kim Montagnino, ha dichiarato che la multinazionale si è poi pentita di aver messo il dottor Kligman a capo degli studi ma ha anche ribadito che questi test non violavano gli standard di ricerca in quel momento!
Siamo profondamente dispiaciuti per le condizioni in cui sono stati condotti questi studi e non riflettono in alcun modo i valori o le pratiche che impieghiamo oggi. In qualità di più grande azienda sanitaria del mondo, il nostro approccio trasparente e diligente alla bioetica è al centro di tutto ciò che promettiamo ai nostri clienti e alla società.
Le ripercussioni sulle cause ancora in corso
I file non sigillati dei test carcerari sono venuti alla luce l’anno scorso in due processi contro la polvere a base di talco di J&J accusata di provocare il cancro, e gli esperti legali sono convinti che questi potrebbero essere una prova schiacciante nei casi futuri, giustificando in pieno ulteriori condanne a carico dell’azienda.
Come è già noto, J&J ha trovato un escamotage per risolvere la maggior parte delle cause che riguardano il talco, vi abbiamo parlato della “bad company”. Leggi anche: Johnson & Johnson valuta la possibilità di una “bad company” per difendersi dalle cause contro il suo talco cancerogeno
La notizia di questi test sconvolgenti, però, potrebbe portare alcune vittime a rinunciare agli accordi e a proseguire nei loro processi. Come ha dichiarato Carl Tobias, un professore di diritto dell’Università di Richmond che segue il contenzioso di Johnson & Johnson in merito al talco:
Questa è una roba piuttosto orribile e i querelanti vorranno sicuramente usarla per mostrare che la gestione da parte di J&J della sua linea di talco nel corso degli anni non è stata delle migliori. J&J si è commercializzata come un’azienda a misura di famiglia. Questo tipo di test non mi sembra adatto alle famiglie.
Anche Joseph Satterley, un avvocato di querelanti con sede in California, sostiene che gli esperimenti con il talco di Kligman mostrano che J&J era preoccupato per la presenza di amianto nel suo talco già decenni fa:
Perché altrimenti dovrebbero pagare Kligman per iniettare amianto nei prigionieri?
E questo ovviamente non va a favore dell’azienda.
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Fonte: Bloomberg
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