Johnson & Johnson dovrà pagare un risarcimento pari 572 milioni di dollari perché responsabile di epidemia di dipendenza da oppioidi negli USA.
La dipendenza da oppioidi? Negli Stati Uniti è diventata una vera e propria epidemia e ora uno dei principali responsabili ha un nome: Johnson & Johnson, tanto per cambiare, colpevole di aver messo in atto un “piano astuto, cinico e ingannevole” per il mercato di massa di antidolorifici oppioidi, dando vita alla più grande crisi di droga nella storia degli States. È per questo che il procuratore generale dell’Oklahoma ha condannato l’azienda a pagare un risarcimento di 572 milioni di dollari.
Johnson & Johnson, infatti, già condannata svariate volte per il suo talco considerato cancerogeno, secondo Thad Balkman, giudice distrettuale della Cleveland County, avrebbe commercializzato oppioidi ai medici mentre minimizzava i rischi degli antidolorifici che creano dipendenza sin dagli anni ‘90.
La dipendenza da oppioidi uccide nel Nuovo Continente decine di migliaia di persone ogni anno, ma oramai preoccupano e non poco anche le “nuove” infezioni batteriche e virali legate all’abuso di antidolorifici.
Secondo un report del National Safety Council, il rischio di morire per overdose accidentale da oppioidi è al quinto posto nella classifica delle morti prevenibili negli Usa, in più ha superato per la prima volta quello di morire in un incidente automobilistico: 1 su 96 contro 1 su 103 (dati riferiti al 2017).
Negli ultimi due decenni anni, il ricorso agli oppioidi, inclusi antidolorifici, eroina e droghe sintetiche come il fentanyl, è salito alle stelle negli Stati Uniti: secondo le stime, nel 2017, oltre 47mila americani sono morti a causa di un sovradosaggio di oppioidi, tra cui oppioidi da prescrizione, eroina e fentanyl prodotto illecitamente, un potente oppioide sintetico. Nello stesso anno, circa 1,7 milioni di persone negli Stati Uniti hanno sofferto di disturbi legati agli antidolorifici da oppioide prescritti e 652mila soffrivano di un disturbo da uso di eroina (non si escludono a vicenda) . In più, è sempre più evidente la relazione con diversi tipi di infezioni, sia perché batteri e virus possono entrare nel flusso sanguigno tramite un uso non corretto dell’ago, sia perché gli oppioidi interferirebbero con il sistema immunitario.
Il caso Johnson & Johnson
Il verdetto del giudice distrettuale Thad Balkman, del Cleveland, segna la fine del primo processo statale che tenta di dimostrare come responsabile una società farmaceutica per una delle peggiori epidemie sanitarie della storia. Nella sua sentenza, Balkman ha affermato che la crisi degli oppiacei ha “devastato” lo stato dell’Oklahoma.
Gli imputati “si sono impegnati in una commercializzazione falsa e fuorviante sia delle loro droghe che degli oppioidi in generale, e la legge chiarisce che tale condotta è più che sufficiente per fungere da atto o omissione necessaria per stabilire il primo elemento della legge di disturbo pubblico dell’Oklahoma”, Balkman ha scritto nella sua sentenza.
L’Oklahoma rientra tra quella dozzina di Stati americani che hanno intentato una causa a produttori di oppioidi e questo è il primo caso statale arrivato a sentenza. Un altro processo federale è previsto per questo autunno per una sorta di class action che coinvolge città, contee, comunità e terre tribali che accusano i produttori di oppioidi di aver causato l’epidemia.
L’Oklahoma aveva precedentemente raggiunto un patteggiamento con altri due produttori di oppiacei: un accordo da 270 milioni di dollari con Purdue Pharma, il produttore di OxyContin, e un accordo da 85 milioni di dollari con Teva Pharmaceuticals, uno dei principali fornitori mondiali di farmaci generici.
Il ricorso di Johnson & Johnson
A seguito della sentenza, Johnson & Johnson ha annunciato che intende presentare ricorso contro il giudizio “imperfetto”.
“Janssen non ha causato la crisi degli oppiacei in Oklahoma, e né i fatti né la legge supportano questo risultato”, ha dichiarato Michael Ullmann, vicepresidente esecutivo e consigliere generale di Johnson & Johnson.
“Riconosciamo che la crisi degli oppiacei è un problema di salute pubblica tremendamente complesso e abbiamo una profonda compassione per tutti gli interessati. Stiamo lavorando con i partner per trovare il modo di aiutare chi è nel bisogno. E conclude: questa sentenza è un’applicazione errata della legge di disturbo pubblico che è già stata respinta dai giudici di altri Stati”.
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Germana Carillo