Un integratore che viene assunto spesso durante la gravidanza può comportare il rischio di sviluppo di cancro alla prostata. Approfondiamo ciò che ci comunica la ricerca scientifica.
Gli integratori sono utilizzati per aiutare a combattere eventuali carenze o anemie di vitamine o minerali presenti all’interno del nostro organismo. Vitamine e minerali, come ferro, calcio, vitamina C e vitamina D sono nutrienti essenziali di cui il corpo ha bisogno per funzionare correttamente. L’acido folico è uno di questi integratori che aiuta a produrre globuli rossi sani che trasportano ossigeno in tutto il corpo ed è utilizzato soprattutto dalle donne in gravidanza. Tuttavia, l’assunzione di questo specifico supplemento potrebbe causare una serie di effetti negativi, tra cui anche il cancro. (Leggi anche: Acido folico: a cosa serve e perché è importante assumerlo in gravidanza)
Gli effetti dell’acido folico
L’acido folico è la versione artificiale della vitamina B9, la quale ha un ruolo chiave nella produzione di acidi nucleici (DNA e RNA) e nel metabolismo di certi aminoacidi, entrambi fattori necessari per la replicazione cellulare. La vitamina B9 è poi fondamentale per le donne in gravidanza poiché questa vitamina tende a proteggere e favorire lo sviluppo dell’embrione. Il supplemento è usato per prevenire e trattare bassi livelli ematici di folato (carenza di folati) e alti livelli ematici di omocisteina (iperomocisteinemia).
La ricerca scientifica, però, ha dimostrato che gli integratori di acido folico sono collegati a un rischio maggiore di cancro alla prostata. In uno studio pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute è stato osservato come i pazienti che assumevano questo tipo di integratori correvano un rischio maggiore di sviluppo del cancro alla prostata rispetto a quelli che invece non ne assumevano (secondo WebMD, il rischio potrebbe essere maggiore di circa il 163%). L’aumento del rischio di sviluppo di cancro alla prostata causato da una maggiore assunzione di acido folico è stato dimostrato anche in un ulteriore studio pubblicato su BMJ Journals.
Il NHS britannico raccomanda cautela anche quando si stanno prendendo altri medicinali e consiglia di parlare con il proprio medico prima di iniziare con l’integrazione di supplementi di vitamina B9. Tra i farmaci a cui dovresti fare attenzione si ricordano:
- il metotrexato, usato per trattare l’artrite reumatoide, il morbo di Crohn, la psoriasi e alcuni tipi di cancro;
- fenitoina, fosfenitoina, fenobarbital o primidone, medicinali usati per trattare l’epilessia;
- fluorouracile, capecitabina, raltitrexed o tegafur, medicinali usati per il trattamento di alcuni tipi di cancro;
- antibiotici e altri medicinali usati per trattare o prevenire l’infezione batterica;
- medicinali che contengono zinco;
- sulfasalazina, un medicinale usato per trattare le infiammazioni intestinali;
- colestiramina, un medicinale usato per ridurre il colesterolo.
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Fonti: JNCI / WebMD / BMJ Journals
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