Una nuova ennesima ricerca rileva effetti negativi dello smog sulla memoria e sulle performance lavorative.
Nuoce gravemente al cervello e alla memoria: è una faccenda sulla quale si dibatte da anni, quella del legame tra l’inquinamento e le nostre capacità intellettive, eppure mai si trova una soluzione. Ora, una nuova ennesima ricerca rileva effetti negativi dello smog proprio sulla memoria e sulle performance lavorative: i cambiamenti nella funzione cognitiva dovuti allo smog influiscono influiscono in pratica sulla produttività della forza lavoro.
Secondo i ricercatori dell’Università del Queensland e della Carnegie Mellon University, anche l’esposizione a breve termine all’inquinamento atmosferico influisce sulle prestazioni del nostro cervello e sulla capacità di lavorare.
La nostra ricerca ha utilizzato i dati dei giochi di allenamento del cervello Lumosity per studiare l’impatto dell’inquinamento atmosferico sugli adulti che vivono negli Stati Uniti, spiega Andrea La Nauze della School of Economics dell’Università del Queensland.
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Lo studio
Lo studio, pubblicato su National Bureau of Economic Research Working Paper, si basa sull’analisi dei dati di quasi cinque milioni di utenti che, tra il 2015 e il 2017, hanno utilizzato un’app per allenare il cervello attraverso dei giochi, mirati a stimolare sette diverse funzioni cognitive: memoria, abilità verbali, attenzione, flessibilità, abilità matematiche, velocità e risoluzione dei problemi.
Dai risultati è emerso che l’esposizione a livelli moderatamente alti di polveri sottili causa un calo delle performance di quasi sei punti su una scala da 0 a 100, dove 100 rappresenta il punteggio più alto. Il problema principale è per i soggetti con età inferiore a 30 anni che, se esposti a questi livelli di inquinamento, subiscono una diminuzione delle funzioni cognitive pari a 15 anni di invecchiamento. I maggiori effetti negativi riguardano la memoria.
Lo studio ha poi mostrato anche che i soggetti più danneggiati dall’inquinamento atmosferico sono gli under 50, coloro che sono in piena età lavorativa, con un conseguente calo delle loro prestazioni sul lavoro.
Mentre gli effetti sulla salute del PM2,5 sono stati ampiamente compresi, questa ricerca è stata la prima a utilizzare i dati sull’allenamento del cervello per studiare il potenziale impatto sulle prestazioni cognitive, afferma La Nauze.
Sebbene lo studio abbia utilizzato i dati degli Stati Uniti, il dottor La Nauze ha affermato che i risultati sono rilevanti per l’Australia.
Riteniamo che la nostra ricerca abbia implicazioni reali per l’adulto australiano in età lavorativa media, in particolare perché gli incendi boschivi diventano più frequenti e contribuiscono ai livelli di inquinamento atmosferico, ha affermato. La crisi degli incendi boschivi del 2019-2020 ha sottoposto milioni di australiani al peggior inquinamento atmosferico del mondo. Sebbene l’aria australiana sia abbastanza pulita per gli standard internazionali, l’australiano medio è ancora esposto a livelli più elevati di inquinamento atmosferico rispetto alle ultime raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Una brutta storia, quella degli incendi, che solo nel 2019 e solo in Australia, hanno generato 250 milioni di tonnellate di CO2, la metà delle emissioni annuali del Paese.
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Fonti: National Bureau of Economic Research Working Paper / Università del Queensland
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