Influenza suina: il punto di vista del vegetariano

'influenza suina, la nuova ondata maligna che sta sconvolgendo persone, governi, organizzazioni sanitarie internazionali. E, sembra quasi un paradosso, nella nostra Europa, attenta agli Ogm e alle produzioni interne

Vegetariani di tutto il mondo, unitevi! Per l’ennesima volta, il modo sano e genuino di alimentarsi ci avrebbe salvato dai mali. Stiamo parlando dell’influenza suina, la nuova ondata maligna che sta sconvolgendo persone, governi, organizzazioni sanitarie internazionali. E, sembra quasi un paradosso, nella nostra Europa, attenta agli Ogm e alle produzioni interne.

Non a caso, anche andando a spasso per l’Olanda – dalla quale sono appena tornato – da Eindhoven a Utrecht passando per Tilburg e Breda, è inevitabile incontrare maiali. Nei market, nelle vetrine, persino sulle insegne di negozi di vestiti. Una vera e propria ossessione, figlia di carne economica e squisita. Così come nelle campagne italiane, dove l’uccisione del suino è vero e proprio rito aggregativo e sociale.

Da oggi saranno un po’ meno gradevoli il colorito chiaro e la grezza abbondanza dell’animale. Perché dal Messico arriva la nuova fobia legata al mondo dell’alimentazione, l’influenza suina appunto (o “nuova febbre”, stando a quanto dice l’UE). Oltre 150 i morti, diversi i casi sospetti in America e in Europa. Si tratta di una malattia respiratoria dei maiali causata da virus influenzali del tipo A, con una eccezione importante: questa volta il virus contiene i tratti genetici di ben quattro malattie, tra le quali l’aviaria e l’influenza umana Eurasiatica. Una pandemia che già scatena psicosi collettive: crollo dei mercati finanziari, il terrore dei primi decessi, fuga dei turisti dai paesi colpiti.

Ma soprattutto è una scena che si ripete identica, come accaduto anni fa con la mucca pazza o l’aviaria. Un meccanismo perverso cui vegetariani e vegani guardano con un certo “sentito distacco”. Non certo per i morti, naturalemente. Quanto per il panico che si crea, la gente ai supermercati che non sa più cosa comprare, i giusti ‘riconoscimenti’ di chi conduce una vita (alimentare ma non solo) differente.

È come guardare dall’alto una serie di paranoie e sentirsi protetti da uno stile diverso, quello che fa dei carnariani non certo un bersaglio o un target da educare, quanto un insieme scomposto sulla cui testa una strana legge del contrappasso (del tutto umana) fa piombare una tantum una spada di Damocle. Chi non riesce ad avere nel proprio piatto un essere che aveva degli occhi, un cuore, dei polmoni, guarda attonito l’evolversi degli eventi: la guerra delle lobby, di chi fa del bestiame e degli antivirali la propria ricchezza. E di chi (piccoli imprenditori soprattutto agricoli) fa i debiti scongiuri sperando che nessuna malattia ne intacchi i guadagni. Speranza spesso vana, in un mondo in cui le aggiunte proteiniche date in pasto negli allevamenti, causano più scompensi che eccellenze.

Con un ghigno beffardo, si ha quasi l’impressione di assistere ad una sorta di nemesi. La vendetta degli animali (e di chi non li mangia…) contro chi li alleva in maniera disumana per farne macello. Una volta tanto, essere vegetariani non sarà vista come una sciocchezza…

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