L'OMS esprime crescente preoccupazione per la diffusione dell'influenza aviaria tra mammiferi, inclusi gli esseri umani. Il rischio è che il virus evolva e riesca ad essere trasmesso da uomo a uomo
L’influenza aviaria continua a far parlare di sè a livello globale. L’ultimo allarme arriva dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha espresso una “significativa preoccupazione” per la diffusione sempre più ampia del ceppo H5N1 a nuove specie, compresi gli esseri umani.
Secondo Jeremy Farrar, capo scienziato dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite, l’evoluzione del virus H5N1 rappresenta una minaccia significativa. Attualmente, il virus, che ha dimostrato un tasso di mortalità estremamente elevato tra le persone infettate attraverso il contatto con animali infetti, non ha ancora dimostrato la capacità di trasmettersi da uomo a uomo.
Tuttavia, Farrar avverte che questo potrebbe cambiare se il virus riuscirà ad adattarsi e diventare capace di tale trasmissione.
L’H5N1 è un’infezione influenzale, iniziata prevalentemente nel pollame e nelle anatre e si è diffusa efficacemente nel corso degli ultimi uno o due anni fino a diventare una pandemia zoonotica – animale – globale. La grande preoccupazione, ovviamente, è che così facendo e infettando anatre e polli – ma ora sempre più mammiferi – il virus si evolva e sviluppi la capacità di infettare gli esseri umani. E poi, in modo critico, la capacità di passare alla trasmissione da uomo a uomo.
I dati mettono in evidenza una situazione da non sottovalutare: tra il 2003 e il 1 aprile 2024, sono stati registrati 889 casi umani di influenza aviaria in 23 Paesi, con 463 decessi, portando il tasso di mortalità al 52%. Questi numeri, seppur relativamente contenuti rispetto ad altre malattie, sollevano l’attenzione su una possibile escalation della malattia.
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Anche se i casi di trasmissione del virus all’uomo sono ancora rari, i recenti episodi dimostrano che il rischio è concreto. Nel 2023 tre persone, tra cui una bambina di 11 anni, persero la vita in Cambogia. L’episodio ha destato particolare allarme poiché si temeva una possibile trasmissione umana, ma gli esami successivi hanno rivelato che padre e figlia erano stati contagiati da pollame infetto.
Farrar sottolinea l’importanza di rafforzare il monitoraggio e l’identificazione tempestiva di casi umani di influenza aviaria, poiché è in questa fase che potrebbe avvenire l’adattamento del virus per la trasmissione da uomo a uomo.
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Fonte: United Nation
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