Il diabete di tipo2 potrebbe avere finalmente una cura grazie ai batteri già presenti nel nostro corpo

Dal microbioma intestinale potrebbe presto arrivare una cura risolutiva per diabete di tipo 2 e altre gravi patologie croniche

Il nostro intestino è popolato da milioni di batteri e altri microrganismi che svolgono un ruolo importante nell’insorgenza di patologie croniche quali obesità, diabete 2, ipertensione e alcune forme di tumore. Ma non solo: anche in malattie che non coinvolgono direttamente il microbioma, modificare la presenza batterica all’interno dell’intestino può influenzarne il decorso e l’eventuale aggravamento.

Comprendere la relazione fra microbioma intestinale e sviluppo di malattie croniche ha portato alla conduzione di molti studi scientifici. Del resto, se modificare il microbioma vuol dire contrastare l’aggravarsi di patologie croniche, è presto spiegata la necessità di procedere in questo campo di indagine.

Si parla, in questo caso, di terapie batteriche vive (Live Bacterial Therapeutics, abbreviate in LBT), ovvero dell’introduzione nell’intestino di colonie batteriche con l’obiettivo di ripristinare una sana diversità microbica.

In passato, i tentativi di ricerca in questo senso si sono concentrati sul rilascio nell’intestino di ceppi di batteri E. coli creati in laboratorio e pertanto incompatibili con i batteri intestinali endemici di un organismo vivente. Ora una nuova ricerca condotta dagli scienziati dell’Università della California – San Diego ha puntato alla creazione di ceppi batterici partendo da campioni del microbioma degli stessi pazienti.

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I ricercatori hanno prelevato batteri E. coli da campioni di microbioma intestinale di alcuni volontari. Ad essi hanno poi aggiunto una proteina chiamata BHS (idrolasi degli acidi biliari): questa proteina ha reso i batteri più robusti e ha prolungato la loro sopravvivenza nell’ambiente intestinale ostile.

I batteri presenti nel nostro corpo non sono uguali per tutti, ma risentono delle nostre abitudini, di ciò che mangiamo, dei nostri livelli di stress, della nostra sedentarietà.  Ecco perché batteri generici, introdotti in maniera artificiale all’interno dell’intestino, non riescono a sopravvivere a lungo.

Ma qual è il ruolo del batterio E. coli nel trattamento delle malattie croniche come, appunto, il diabete? La ricerca scientifica ci dice che questo batterio è in grado di combinarsi a geni patogeni e provocare malattie intestinali, ma può fare anche il contrario: combinandosi a un gene “benefico”, può contribuire al trattamento delle malattie croniche e, magari, anche alla loro definitiva risoluzione.

Gli acidi biliari, in pratica, sono da considerarsi quell’asso nella manica che permette ai batteri di fare la differenza una volta tornati nel microbioma intestinale. I risultati delle prime fasi della ricerca sono stati definiti “sostanziali” dagli scienziati, ma gli studi devono continuare per permettere a questa intuizione di trasformarsi in una vera e propria terapia curativa.

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Fonte: Cell

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