Il caffè non aumenta il rischio di aritmie cardiache

Un nuovo studio dell'Università della California San Francisco rivela che non ci sarebbe alcun legame tra consumo di caffè e aritmia

Il caffè non aumenta il rischio di problemi al ritmo cardiaco. Lo rivela un nuovo studio condotto dai ricercatori di cardiologia dell’Università della California San Francisco, secondo cui non ci sarebbe alcun legame tra consumo di caffè e aritmia

Nel più grande studio mai condotto nel suo genere, gli scienziati sono giunti alla conclusione che il consumo moderato di caffè non possa causare aritmia cardiaca. Dalla loro analisi, è emerso che  ogni tazza giornaliera aggiuntiva di caffè consumata da diverse centinaia di migliaia di persone era associata a un rischio inferiore del 3% di aritmia, tra cui fibrillazione atriale, contrazioni ventricolari premature o altre condizioni cardiache comuni. Lo studio ha incluso un follow-up di quattro anni.

Il caffè è la principale fonte di caffeina per la maggior parte delle persone e ha la reputazione di causare o esacerbare le aritmie ma non abbiamo trovato alcuna prova che il consumo di caffeina porti a un maggiore rischio di aritmie. Il nostro studio sulla popolazione fornisce rassicurazioni sul fatto che i divieti comuni contro la caffeina per ridurre il rischio di aritmia sono probabilmente ingiustificati.

ha detto l’autore senior Gregory Marcus, professore di medicina nella Divisione di Cardiologia dell’UCSF. Il documento è pubblicato il 19 luglio 2021 su JAMA Internal Medicine. Inoltre, il consumo di caffè può avere benefici antinfiammatori ed è associato a rischi ridotti di alcune malattie tra cui cancro, diabete e morbo di Parkinson.

Nel nuovo studio, gli scienziati dell’UCSF hanno esaminato se l’assunzione abituale di caffè fosse associata a un rischio di aritmia e se le varianti genetiche che influenzano il metabolismo della caffeina potessero modificare tale associazione. Essi hanno considerato un ampio campione formato da 386.258 bevitori di caffè con un’età media di 56 anni. Una dimensione del campione senza precedenti per questo tipo di indagine.

Oltre a un’analisi convenzionale che esamina il consumo di caffè autodichiarato come predittore delle future aritmie, gli investigatori hanno utilizzato una tecnica chiamata “Randomizzazione mendeliana”, sfruttando i dati genetici per dedurre relazioni causali. Poiché quelli con le varianti genetiche associate al metabolismo più veloce della caffeina bevevano più caffè, l’analisi ha fornito un metodo per testare la relazione caffeina-aritmia in un modo che non si basava sull’auto-rapporto dei partecipanti. Con un follow-up medio di quattro anni, i dati sono stati adattati alle caratteristiche demografiche, alla salute e alle abitudini di vita.

Alla fine, circa il 4% del campione ha sviluppato un’aritmia e non è stata osservata alcuna prova di un aumento del rischio di aritmie tra coloro che sono geneticamente predisposti a metabolizzare la caffeina in modo diverso. Al contrario, i ricercatori hanno rilevato che quantità più elevate di caffè erano in realtà associate a un rischio ridotto del 3% di sviluppare un’aritmia.

Questo non è un invito ad abusarne ma dimostra quanto sia infondata la presunta correlazione con tali problemi cardiaci.

Fonti di riferimento: UC San Francisco, JAMA Internal Medicine

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