C'è differenza tra Hiv e Aids, ma cos’è l’Hiv, come si contrae, come si previene e come si tiene sotto controllo perché non si trasformi in Aids?
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Da un lato c’è un virus, l’Hiv, e dall’altro una malattia, l’Aids, che, anche se non fanno più paura, non devono essere sottovalutate. E non solo, non devono confondersi e confondere. Eppure, a distanza di quarant’anni (e complice una parte della nostra rappresentanza politica) esiste ancora lo stigma della sieropositività su una intera comunità, quella LGBTQIA+.
Tra prevenzione e buone speranze, sappiate che essere sieropositivi oggi non è più una condanna a morte. Ma il problema rimane ancora la mancanza di informazioni e, spesso, convivere con un virus silente che in molti non sanno di avere. È per questo che è importante sapere se si è contratto il virus dell’Hiv per non sviluppare poi, in futuro, la sindrome dell’Aids.
Ma come si fa se in molti mancano le basi?
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Perché, in realtà, ciò che più deve far preoccupare non è tanto la sindrome dell’Aids, quanto l’ignoranza generale sull’argomento e lo stigma che colpisce le persone Hiv positive.
Cos’è l’Hiv, come si contrae, come si previene e come si tiene sotto controllo perché non si trasformi in Aids?
Cos’è l’HIV e la differenza con l’AIDS
Essere sieropositivi significa aver contratto il virus dell’immunodeficienza umana, Hiv appunto: un virus che indebolisce il sistema immunitario e che, una volta entrato nel corpo, si replica attaccando e danneggiando i linfociti, che in situazioni normali fungono da scudo da certi tipi di infezioni e malattie. Se non si segue una determinata terapia, il virus consente a queste infezioni cosiddette “opportunistiche” di colpire il corpo.
È da qui che si può sviluppare l’Aids (sindrome da immunodeficienza acquisita).
Di fatto, quindi, gli strumenti elaborati negli ultimi anni consentono a una persona sieropositiva, che è in terapia e tiene sotto controllo il virus, di avere un rischio quasi nullo di trasmettere l’infezione.
Come si contrae e come si fa a sapere se si ha l’Hiv
La trasmissione del virus dipende soprattutto da alcuni comportamenti e può colpire chiunque. In particolare: chi condivide aghi o strumenti per l’iniezione e le persone sessualmente attive (è un virus a trasmissione sessuale), soprattutto coloro che hanno rapporti occasionali.
Se si viene a conoscenza di una eventuale infezione facendo il test dell’Hiv con un semplice prelievo del sangue, che, in caso di sieropositività, rileva la presenza di anticorpi “anti-HIV” prodotti dal corpo per contrastare il virus (in ogni caso, solo dopo 3 mesi dal presunto contagio è possibile avere una diagnosi certa, perché gli anticorpi anti-HIV non si formano appena il virus penetra nell’organismo). È ovvio che il test mette in evidenza solo se una persona è infetta da HIV e non se è malata di Aids, che è la fase terminale dell’infezione da Hiv
L’auto-test per l’Hiv
Dopo la Francia, anche qui in Italia è arrivato l’auto-test per l’Hiv acquistabile in farmacia senza ricetta a 20 euro. Si tratta di una puntura sul polpastrello, da fare in casa, per prelevare poche gocce di sangue: dopo 15 minuti di attesa si può già leggere il risultato.
Ci sono sintomi della presenza di Hiv?
Possono non presentarsi particolari sintomi anche per diversi anni. È per questo che l’Hiv può trasformarsi in qualcosa di pericoloso per sé e per gli altri (l’epidemia è alimentata da chi non sa di essere sieropositivo e, non sottoponendosi a cure, può trasmettere inconsapevolmente il virus).
D’altro canto, possono comparire alcuni sintomi come:
- febbre
- mal di testa
- dolori muscolari e articolari
- mal di stomaco
- linfonodi ingrossati
- eruzioni cutanee
Come si cura l’Hiv
Esiste la cosiddetta terapia cosiddetta “antiretrovirale”, che riduce la quantità di virus nel sangue e permette alle difese immunitarie di recuperare e scongiurare il passaggio alla sindrome dell’Aids.
Ma c’è un ma: secondo le ultime stime dell’Oms, solo 17 dei 36milioni di malati nel mondo hanno accesso ai trattamenti con farmaci antiretrovirali. Grazie alle cure il numero delle morti è sceso dai 2 milioni del 2004 al 1 e 200mila del 2014, riducendo, secondo quanto afferma Unaids, del 58% il rischio di nuove infezioni ed evitando la morte di 4,2 milioni di persone.
I prezzi dei nuovi farmaci per il trattamento dell’Hiv restano comunque inavvicinabili, addirittura 18 volte più costosi di quelli tradizionali. Uno squilibrio causato soprattutto dai monopoli delle case farmaceutiche, che impediscono la competizione dei farmaci generici e, quindi, un ribasso dei costi.
Un mondo libero dall’Aids è l’obiettivo dell’Oms entro il 2030 e per questo si spera nella realizzazione di un vaccino che proprio in questo mese dovrebbe essere sperimentato su 5400 persone per tre anni in Sudafrica.
Prevenzione
Al primo posto c’è l’uso del preservativo, cui si è affiancata la cosiddetta TasP, la Treatment as Prevention (Terapia come prevenzione), che garantisce un elevato livello di controllo del contagio.