Anche pochi minuti di esposizione al fumo di sigaretta sono sufficienti a innescare nell'organismo meccanismi di infiammazione, come dimostrato da questo nuovo studio dell'Università di Perugia
Il fumo rappresenta un importante fattore di rischio per l’insorgenza e la progressione di diverse malattie – dall’asma al cancro. Ciò vale sia per i fumatori che per coloro che sono esposti al cosiddetto fumo passivo. Sebbene negli ultimi anni i governi del mondo (anche il nostro) abbiano agito per ridurre gli effetti del fumo almeno nei luoghi pubblici e negli spazi comuni, il fumo resta un importante inquinante nei luoghi privati come automobili o case.
Ma quanto “pesa” una fugace esposizione al fumo passivo sullo stato di salute dei non fumatori? Basta a provocare dei cambiamenti biologici? Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Perugia e pubblicato sulla rivista International Journal of Environmental Research ha provato a rispondere a questi interrogativi e a comprendere quanto sia grave per la salute l’esposizione al fumo passivo.
Per fare questo, i ricercatori hanno coinvolto alcuni gruppi di volontari non fumatori, che hanno trascorso un’ora in un ambiente chiuso esposti al fumo di sigaretta. Si è visto come anche una brevissima esposizione al fumo passivo sia capace di determinare un rapido cambiamento quantitativo di una proteina presente nel sangue, il recettore p75 NTR, che è legata a meccanismi infiammatori.
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In pratica, bastano pochi minuti di esposizione al fumo passivo per attivare nell’organismo una serie di meccanismi infiammatori in grado di provocare danni ai tessuti che si aggraveranno se l’esposizione viene ripetuta nel tempo – cosa che avviene quando un non fumatore vive in casa con una persona che fuma. Tutto questo ha una maggiore rilevanza specie se i soggetti esposti sono dei neonati e dei bambini.
Oltre a dimostrare gli effetti negativi del fumo respirato anche solo in piccole quantità, i ricercatori perugini hanno messo a punto anche un nuovo metodo per raccogliere dati e informazioni sugli effetti del fumo passivo.
Infatti, se fino ad ora l’esposizione al fumo passivo veniva valutata raccogliendo le urine delle 24 ore e dosando nelle stesse la concentrazione dei prodotti del metabolismo della nicotina (es. la cotinina), ora è ora possibile rilevare l’esposizione al fumo passivo in tempi molto più precoci attraverso un semplice prelievo di sangue e con il dosaggio del recettore p75NTR di cui abbiamo parlato prima.
La combinazione di questi due dati – di dosaggio della cotinina nelle urine delle 24 ore e del p75NTR nel sangue – potrà dare una risposta che permetterà una migliore focalizzazione temporale dell’esposizione al fumo passivo con ricadute cliniche importanti.
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Fonte: National Library of Medicine
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