Secondo una nuova ricerca l’esposizione agli ftalati durante la gravidanza può avere effetti gravi sullo sviluppo del feto.
Gli ftalati sono sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, e sono utilizzate nella plastica e anche come additivi alimentari. Un recente studio ha esaminato se l’esposizione prenatale agli ftalati nel sangue materno e del cordone ombelicale, possa influenzare la crescita e lo sviluppo dei bambini.
I risultati, che ha coinvolto 65 coppie madre-bambino, suggeriscono che gli ftalati hanno effetti potenzialmente estrogenici nelle femmine e effetti anti-androgeni nei maschi. Inoltre, livelli più elevati di diversi ftalati erano associati a una circonferenza cranica più piccola in tutti i bambini.
Secondo i ricercatori, quindi, il follow-up dei partecipanti allo studio potrebbe aiutare a chiarire gli impatti a lungo termine degli ftalati sulla crescita e sulla salute dei bambini. (Leggi anche: Così l’esposizione delle donne incinte agli ftalati rallenta le capacità cognitive dei loro bambini)
Lo studio
Sebbene molti ftalati alterano il sistema endocrino alla nascita, la relazione tra l’esposizione materna agli ftalati e gli esiti sui neonati non è ancora conclusiva. L’obiettivo del presente studio era di indagare l’associazione tra l’esposizione prenatale agli ftalati nel sangue materno e nel sangue del cordone ombelicale, e gli esiti alla nascita dei bambini.
Sessantacinque coppie madre-bambino sono state reclutate a Taipei City e New Taipei City, e sono stati registrati i risultati al momento della nascita. Dodici metaboliti ftalati sono stati misurati in campioni di sangue materno e cordonale. Secondo gli studiosi, questa esposizione durante la gravidanza può provocare la potenziale interruzione del sistema endocrino.
Gli ftalati da esposizione prenatale interrompono i livelli di tiroide, ormoni sessuali e 25-idrossivitamina D nelle donne in gravidanza o nella prole, il che si traduce in parto pretermine, preeclampsia, disturbi del glucosio materno, criptorchidismo infantile, ipospadia infantile e distanza anogenitale più breve nei neonati, così come la limitazione della crescita non solo nei bambini ma anche nella prima adolescenza e nell’infanzia.
A causa dell’influenza potenzialmente dannosa degli ftalati sul feto, è necessario adottare misure per prevenire o ridurre l’esposizione a queste sostanze durante la gravidanza.
Come agiscono gli ftalati
Gli ftalati vengono gradualmente rilasciati dai loro materiali di substrato e si accumulano a una concentrazione misurabile in diversi ambienti come atmosfera, acqua, sedimenti, suoli e discariche a causa delle loro caratteristiche refrattarie. Il Σdi-2(etilesil)-ftalato (DEHP) e il Σdibutile ftalato (DBP) sono i principali inquinanti nell’ambiente. Ad esempio, il DEHP è stato rilevato nel particolato atmosferico, nell’acqua dolce e nei sedimenti, nel suolo e nelle discariche.
Da qui, possono entrare nel corpo umano e accumularsi attraverso la dieta, l’inalazione e il contatto con la pelle. In base al peso molecolare, i metaboliti degli ftalati sono divisi in due gruppi: ftalati a basso peso molecolare (LMWP) e ftalati a peso molecolare superiore (HMWP). I metaboliti degli ftalati possono attraversare la placenta ed essere rilevati nel tessuto placentare, nel liquido amniotico, nel sangue del cordone ombelicale e nel meconio neonatale, e partecipare allo sviluppo e alla crescita dell’embrione.
La gravidanza è un periodo critico per lo sviluppo fetale, e se esposto a ftalati può portare a effetti avversi gravi e persino permanenti sia nei neonati sia nei bambini.
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Fonte: Society of Environmental Toxicology and Chemestry
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