Crema solare: qual è la giusta dose da applicare? Facciamo chiarezza sul fattore di protezione SPF

L’efficacia della protezione solare dipende in larga misura dall’applicazione corretta del prodotto e la maggior parte di noi ne utilizza troppo poco.

Creme solari: quanta applicarne? E cosa indica davvero il fattore di protezione? Usiamo davvero i solari in modo corretto? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza

La maggior parte di noi usa la crema solare in modo sbagliato e questo potrebbe danneggiare gravemente la pelle. A volte, infatti, non basta spalmarsela frettolosamente ed esporsi poi al sole: il passaggio della crema solare sul nostro corpo deve seguire precise regole e osservare determinati crismi, pena una scottatura da brividi oppure noie a più lungo termine. Ma cosa sono ancora le cose da sapere sui raggi del sole e sulle creme solari?

Se la protezione durante l’esposizione al sole è fondamentale per evitare gli effetti nocivi e dannosi delle radiazioni ultraviolette, molti di noi la applicano in maniera errata. Da cosa derivano questi errori?

Secondo un nuovo studio del King’s College di Londra, in media le persone ricevono solo il 40% della protezione SPF offerta da un corretto dosaggio del prodotto. Ciò vuol dire che il fattore di protezione risulta essere meno della metà di quello indicato sulla confezione.

I raggi UVA, UVB e UVC

Quel che non tutti conoscono è la differenza tra i diversi tipi di raggi ultravioletti. Caratterizzati dalla loro lunghezza d’onda, sono distinti in:

  • raggi UVC (con una lunghezza d’onda tra 100 e 280 nanometri)
  • raggi UVB (tra 280 e 320 nm)
  • UVA (da 320 a 400 nm)
  • i raggi UVC vengono filtrati dallo strato d’ozono e non raggiungono la superficie terrestre
Gli UVB (circa il 5% della radiazione totale UV), hanno forte carica energetica e per questo sono piuttosto aggressivi e stimolano l’abbronzatura.raggi solari infografica
 
Vengono in parte trattenuti dalla fascia di ozono, dalla troposfera e dalle nuvole, ma nel momento in cui colpiscono l’organismo non superano l’epidermide. La loro intensità è influenzata da diversi parametri come la stagione, l’ora del giorno, la latitudine e l’altitudine.

Gli UVA (circa il 95% dei raggi UV) vengono trattenuti molto poco dall’atmosfera e dalle nuvole, per cui risultano più penetranti e, se non provocano ustioni e non abbronzano realmente, sono in grado di penetrare fino al derma, accelerano i processi di invecchiamento della cute. Diversamente da quella degli UVB, l’intensità degli UVA che raggiungono la superficie terrestre è costante durante l’anno: è per questo che le creme protettive andrebbero applicate non soltanto nei mesi estivi, ma ogniqualvolta ci si espone alla luce del sole.

Cos’è che abbronza allora?

Gli UVA provocano una ossidazione della melanina già in nostra “dotazione”, per cui conferiscono alla pelle una colorazione di brevissima, che in estate compare già dopo poche ore dalla prima esposizione. Solo se ci si continua ad esporre con regolarità, a conferire una vera e propria abbronzatura sono gli UVB, che stimolano la proliferazione dei melanosomi, organuli responsabili della produzione di melanina.

Secondo il National Cancer Institute, il tasso di nuovi casi di melanoma tra gli adulti americani è triplicato in quarant’anni. Complice una diagnosi più dettagliata, non va in ogni caso dimenticato che la protezione solare va sempre usata e che le ore più vulnerabili sono quelle tra le 11 e le 16.

L’SPF, il fattore di protezione solare

L’SPF, il Sun Protection Factor, fu introdotto negli anni ’60 e per decenni la protezione SPF 30 sembrava più che sufficiente per prevenire le scottature superficiali. Oggi ci sono molte più “fasce” di protezione.

In buona sostanza, la valutazione SPF indica quante volte l’esposizione UVB di una persona sarà ridotta una volta applicata la protezione solare. Ad esempio, se occorrono 15 minuti al sole perché la pelle si bruci, spalmare una SPF 15 “allunga” l’effetto per 15 volte, il che significa che ci vogliono tre ore e 45 minuti perché la pelle abbia lo stesso effetto. Una crema solare con indice SPF 100 significa che la stessa persona sarebbe protetta per più di 24 ore. Qui trovate un nostro interessante articoloo su uno studio che dimostrerebbe l’efficacia delle creme solari 100+.

Tuttavia, l’efficacia della protezione solare dipende in larga misura dall’applicazione corretta del prodotto e la maggior parte di noi ne utilizza troppo poco.

In generale, è necessario applicare circa 2 mg di crema solare per centimetro quadrato per godere di tutti i benefici protettivi. Una quantità che corrisponde a circa il doppio di quella che in realtà le persone applicano in genere sulla loro pelle, secondo Antony Young, un professore di fotobiologia sperimentale al King’s College di Londra. In effetti, già un precedente studio aveva rilevato che la grande maggioranza delle persone applica solo un terzo del dosaggio raccomandato per la protezione solare.

Lo studio

Gli studiosi londinesi guidati da Young sono partiti dall’assunto che quando mettiamo la protezione solare non badiamo alle quantità e, in più, in molte parti del corpo la crema nemmeno arriva. Ed è così che è stato stimato che una crema solare con fattore di protezione 50 offre al massimo il 40% della protezione che dovrebbe.

È per questo che bisognerebbe utilizzare protezioni più elevate e per dimostrare ciò i ricercatori hanno chiesto a 16 volontari di sottoporsi a bagni di raggi UV con differenti gradi di protezione (0,75 mg, 1,3 mg e 2 mg per centimetro quadrato), per simulare l’esposizione al sole in una sola volta unica o in cinque giorni. Da piccole biopsie dei tessuti dei partecipanti è emerso che i danni al DNA sono stati molto elevati anche con una bassa dose di raggi ultravioletti. Inoltre, chi per cinque giorni consecutivi si è protetto con dosi da 2 mg per centimetro quadrato ha subito un danno significativamente inferiore rispetto a chi si è esposto per una sola volta ai raggi UV ma con una bassa dose di protezione.

Conclusione? La quantità di crema solare applicata fa una grande differenza: il gruppo ripetutamente esposto ai raggi ha avuto un notevole danno al Dna nelle aree che non hanno ricevuto la protezione solare. Questi danni, però, si sono ridotti quando la crema solare è stata applicata con uno spessore di 0,75 mg per ogni centimetro quadrato e si sono ridotti ancora di più quando sono stati applicati 2mg per centimetro quadrato, anche con dosi di raggi Uv più elevati.

Questa ricerca dimostra perché è così importante scegliere un SPF di 30 o più, spiega Nina Goad della British Association of Dermatologists. Anche se una crema con fattore di protezione 15 ben applicata offre la giusta protezione dal cancro, a causa del modo in cui la mettiamo è meglio affidarsi a quelle con 30 o più.

La conclusione, quindi, è semplice e valida per tutti (adulti e bambini di qualsiasi fototipo): non dimenticate mai di usare la protezione solare e assicuratevi di applicare la giusta quantità.

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Germana Carillo

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