Tutto quello che c'è da sapere sulla fibrillazione atriale, il più comune fra i disturbi al ritmo cardiaco: i campanelli d'allarme a cui prestare attenzione, i fattori di rischio e le terapie più efficaci
Indice
La fibrillazione atriale rappresenta l’aritmia più diffusa nella popolazione e con l’aumentare dell’età cresce il rischio si soffrire di questa patologia cardiaca. Talvolta può portare ad una serie di complicazioni ed esporre ad ictus e scompensi cardiaci e diventare invalidante. Scopriamo quali sono i sintomi, le cause e come intervenire per trattare questa aritmia.
Cos’è la fibrillazione atriale
Si parla di fibrillazione atriale nel caso in cui il battito del cuore sia irregolare e accelerato. Nei soggetti che soffrono di questa condizione l’attività elettrica degli atri è disorganizzata. Le camere superiori del cuore non si contraggono in modo sincrona e battono quindi in modo molto rapido e irregolare. Di conseguenza il sangue non viene pompato in modo efficiente al resto dell’organismo.
Molto spesso i primi episodi di fibrillazione atriale iniziano e terminano spontaneamente nel giro di poche ore. In questi casi si è di fronte alla cosiddetta fibrillazione atriale parossistica. Se non si opta per una cura, questi episodi diventano sempre più frequenti col passare degli anni e possono portare anche a gravi conseguenze.
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Le cause di questa aritmia
Ma da cosa è provocata la fibrillazione atriale? Solitamente quest’aritmia insorge in presenza di patologie cardiache come: precedente infarto miocardico, scompenso cardiaco, vizi valvolari e ipertensione arteriosa. In altri casi la fibrillazione atriale è causata da un’alterazione della funzionalità tiroidea o a causa di una patologia ai polmoni. Fra i fattori di rischio troviamo anche: il colesterolo alto, il sovrappeso, la sedentarietà e l’ipertensione.
I sintomi della fibrillazione atriale
La fibrillazione atriale si manifesta con i seguenti sintomi:
- palpitazioni
- fastidio o dolore al torace
- mancanza di respiro
- affanno
- senso di debolezza
Non tutti i soggetti, però, accusano questi sintomi. La fibrillazione atriale può essere infatti asintomatica e può capitare di scoprire di soffrirne per caso durante una visita medica.
Diagnosi e trattamento
Diagnosticare la fibrillazione atriale non è sempre semplice. L’esame consigliato nel caso in cui si sospetti di soffrire di questa patologia è innanzitutto l’elettrocardiogramma (ECG), ma per accertare la presenza di questa aritmia lo specialista può scegliere di far ricorso ad altri esami come:
- analisi al sangue per avere indicazioni sulla funzione tiroidea, funzione renale e gli elettroliti
- cocardiogramm
- holter ECG dinamico 24-48 ore
- impianto di Loop recorder (dispositivo sotto pelle, tipo microchip che registra continuamente il battito cardiaco)
- test da sforzo
Per quanto riguarda, invece, i trattamenti esistono diverse opzioni in base ai singoli casi. Solitamente i soggetti ad alto rischio con fibrillazione atriale vengono sottoposti a una cura anticoagulante orale per ridurre il rischio di complicazioni come l’ictus. Mentre per gli altri pazienti meno gravi si ricorre ad un trattamento farmacologico specifico con farmaci antiaritmici che cambiano da soggetto a soggetto. Nel caso in cui l’aritmia tendesse recidivare con frequenza e i farmaci non dovessero esser sufficienti si può ricorrere alla cosiddetta ablazione della fibrillazione atriale, un intervento mininvasivo che ha lo scopo di eliminare i foci atriali che generano l’insorgenza di fibrillazione. L’ablazione viene eseguita in ospedale, in anestesia locale o totale.
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Fonti: MD Manuals/Humanitas
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