Esami endoscopici: gli italiani fanno troppe colonscopie inutili

In Italia il 25-30% delle gastroscopie e delle colonscopie sono inutili e hanno il solo effetto di pesare sulle casse dello Stato.

Esami endoscopici: sicuri di averne bisogno? Non sempre la migliore prevenzione si fa sottoponendosi periodicamente ad esami di laboratorio o strumentali, soprattutto se invasivi e se mancano particolari sintomi o rischi di determinate malattie. Eppure in Italia ben il 25-30% delle gastroscopie e delle colonscopie sono inutili e hanno il solo effetto di pesare sulle casse dello Stato.

A lanciare l’allarme è la Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (SIGE), secondo le cui stime in Italia vengono eseguite ogni anno oltre 1,7 milioni di esofagogastroduodenoscopie e di colonscopie, quasi 29 procedure ogni 1000 abitanti, quasi tutte per motivi diagnostici (solo l’11,2% rappresenta una proceduta terapeutica). Di queste, una su tre è inutile.

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Posto che lo screening è sempre e comunque importante, la Sige invita a prescrivere più adeguatamente gli esami endoscopici, in particolare le esofagogastroduodenoscopie (Egds) e le colonscopie (che tra l’altro sono esami invasivi con tutti i rischi annessi), strumenti diagnostici sì preziosi ma richiesti in numeri esorbitanti e spesso al di fuori delle corrette indicazioni.

Ciò comporta anche uno spreco delle risorse sanitarie con tanto di allungamento delle liste d’attesa: ben 30 milioni di euro, soldi “bruciati” – come dicono dalla Sige – per 500 mila procedure evitabili ma che vengono comunque prescritte “per una mancata conoscenza delle corrette indicazioni, per un atteggiamento di medicina difensiva o, anche, per una sorta di ‘fai da te’ da parte dei cittadini”.

Secondo i dati, soltanto il 20% degli esami endoscopici viene richiesto dallo specialista gastroenterologo, mentre la maggioranza delle richieste, l’80%,proviene dal medico di famiglia, da altri specialisti o dagli stessi pazienti.

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La soluzione, la Società promuoverà delle iniziative per sollecitare la collaborazione con i medici di medicina generale, a partire da campus di aggiornamento e di formazione sull’argomento.

Germana Carillo

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