Epilessia: la scoperta rivoluzionaria ispirata alle lucciole potrebbe cambiare la vita di milioni di pazienti

Una recente ricerca ha individuato un nuovo e innovativo trattamento per curare i pazienti affetti da epilessia, sfruttando la bioluminescenza delle lucciole e di alcuni animali marini.

Con circa 550mila casi in Italia e più di 50 milioni nel mondo, l’epilessia è tra le patologie neurologiche più comuni, caratterizzata da un’attività neuronale eccessiva che compromette il normale funzionamento cerebrale.

Ora grazie a un recente studio è arrivato un nuovo potenziale trattamento per l’epilessia, in particolare per i pazienti resistenti ai farmaci, che trae ispirazione dalle lucciole e dal loro processo naturale di emissione luminosa. A sviluppare questa nuova strategia è stato un team di ricercatori italiani guidato da Fabio Benfenati dell’Istituto Italiano di Tecnologia, in collaborazione con l’Ospedale Policlinico San Martino e l’Università di Genova.

Il nuovo approccio, descritto sulla rivista Nature Communications, sfrutta la bioluminescenza delle lucciole per contrastare l’eccessiva attivazione dei neuroni tipica delle crisi epilettiche.

Lo studio

Al momento la cura si basa sull’optogenetica, ossia la stimolazione luminosa piuttosto invasiva, che richiede l’inserimento di fibre ottiche nel cervello. La nuova terapia, invece, sfrutta gli enzimi delle lucciole e di alcuni animali marini per colpire esclusivamente i neuroni responsabili delle crisi epilettiche. 

Grazie a una modifica genetica mirata, non è necessario ricorrere a interventi chirurgici invasivi. Il trattamento prevede una semplice iniezione localizzata nell’area interessata e viene attivato attraverso la somministrazione endovenosa di un farmaco.

Al momento, lo studio è ancora in fase sperimentale, quindi non è possibile stabilire quando il trattamento sarà disponibile per i pazienti affetti da epilessia. Tuttavia, il lavoro dei ricercatori prosegue, come sottolinea Elisabetta Colombo che ha dichiarato: 

Mentre continuiamo con la sperimentazione, l’obiettivo è rendere la terapia sempre meno invasiva. Molto dipenderà dai finanziamenti futuri e dalle normative che regoleranno l’uso di questi trattamenti innovativi.

Fonte: Nature Communications

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