Non solo farmaci. Da oggi il mal di testa si potrà combattere con dispositivi ad alta tecnologia in grado, ad esempio, di stimolare il nervo vago inviando impulsi elettrici; questi ultimi invieranno dei segnali al cervello che riducono la quantità di una sostanza, denominata glutammato, associata ai sintomi dell'emicrania. Sono questa le ultime novità che arrivano dal convegno “Pain, Emotion and Headache” (Dolore, emozione e cefalea), in programma lo scorso fine settimana a Stresa.
Non solo farmaci. Da oggi il mal di testa si potrà combattere con dispositivi ad alta tecnologia in grado, ad esempio, di stimolare il nervo vago inviando impulsi elettrici; questi ultimi invieranno dei segnali al cervello che riducono la quantità di una sostanza, denominata glutammato, associata ai sintomi dell’emicrania. Sono questa le ultime novità che arrivano dal convegno “Pain, Emotion and Headache” (Dolore, emozione e cefalea), in programma lo scorso fine settimana a Stresa.
In pratica, si tratta di una terapia somministrata con uno stimolatore del nervo vago non invasivo che produce un lieve impulso elettrico trasmesso al nervo vago attraverso la pelle che non ha bisogno di interventi di posizionamento neurochirurgico e può essere gestita autonomamente dal paziente.
Come funziona. La terapia è somministrata con un dispositivo palmare di dimensioni simili a quelle di un telefono cellulare. Un gel conduttivo viene applicato sulle superfici stimolanti del dispositivo che viene poi collocato sul lato destro del collo, in corrispondenza con il nervo vago. Una rotella consentirà, poi, di aumentare l’intensità della stimolazione fino a quando il paziente percepisce delle lievi contrazioni muscolari sotto la pelle. Ciascuna dose dura circa 90 secondi.
Quali sono i possibili effetti collaterali? Molto raramente, come rivela il manuale di uno di questi dispositivi, Gammacore, potrebbero verificarsi raucedine, affanno o alterazione della voce. Una sensazione di formicolio o pizzicore nell’area dove viene applicato il dispositivo è normale e non dovrebbe provocare seri disagi. Solitamente, questi sintomi scompaiono subito una volta completato il trattamento. Ma resta comunque importante l’opera di educazione del paziente da parte del medico.
“Occorre innanzitutto addestrare i pazienti – raccomanda la dottoressa Licia Grazzi, del Besta che, con i colleghi del San Raffaele di Roma diretti da Piero Barbanti, ha condotto il primo studio italiano col nuovo strumento -. Solo così si riducono gli errori da scorretto impiego e si infonde tranquillità al paziente, aumentando significativamente le possibilità di successo“. È così che chi soffre di emicrania, cefalea a grappolo e altri tipi di cefalea potrebbe fare a meno dei farmaci e dei loro effetti collaterali.
Roberta Ragni
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