“Le bambine sviluppano il seno a 8 anni per colpa del bisfenolo nella plastica”, parola degli esperti

La plastica rappresenta un enorme problema per l'ambiente e per la nostra salute: inquina gli oceani, causa pubertà precoce, cancro e danni al fegato

Quando la plastica è arrivata per la prima volta sul mercato, i consumatori erano estasiati da questo nuovo materiale indistruttibile e versatile. Piatti, bicchieri infrangibili, scarpe impermeabili, tessuti antimacchia: la plastica rappresentava una vera e propria rivoluzione.

Ma, all’epoca, si ignoravano completamente le conseguenze per l’ambiente e per la salute di questo miracoloso materiale. Non si sapeva, ad esempio, che la plastica avrebbe impiegato centinaia di anni a scomparire da terreni e oceani o che l’esposizione al bisfenolo A avrebbe provocato la pubertà precoce nelle bambine o, ancora, che l’acido perfluoroottanoico (PFOA) avrebbe danneggiato il nostro fegato.

Oggi lo sappiamo bene, così come sappiamo che a causa della plastica, le prossime generazioni dovranno convivere con milioni di particelle di plastica disperse nel Pianeta e nei loro corpi.

A riflettere sull’enorme problema causato dalla plastica è Linda Birnbaum, tossicologa ed ex direttrice dell’Istituto di salute ambientale americano che, in un’interessante intervista a Lavanguardia, ha raccontato le sue preoccupazioni in merito a questo materiale che ha cambiato per sempre le nostre vite, di cui si occupa da anni nelle sue ricerche scientifiche.

Molti studi hanno collegato, infatti, le esposizioni al BPA a effetti negativi sulla salute, tra cui obesità nei bambini, pubertà precoce anomalie riproduttive, alterazioni cardiovascolari e vari tumori.

Birnbaum racconta che tra i suoi regali di nozze c’era un servizio completo di piatti e posate di plastica. Lo adorava, perché era molto più moderno dell’argento ma altrettanto resistente, ignorando che proprio quella resistenza avrebbe rappresentato un rischio enorme per la salute.

“Molti tipi di queste materie plastiche sono stati testati sulle persone e sappiamo che lo sono; ma la maggior parte di quelle materie plastiche sono sostanze artificiali che abbiamo creato nei laboratori e non si trovano in natura. Sono un pericolo”, spiega la tossicologa.

Il problema riguarda tutta la plastica, a cominciare dal Cloruro di polivinile, noto come PVC, sviluppato nella prima metà del ‘900.
A questo si aggiunge l’ancora più pericoloso PFOA, un acido carbossilico di sintesi che non scompare praticamente mai dall’ambiente e dal nostro organismo.
Il perfluoroottanoato, sale dell’acido perfluoroottanoico, contiene molecole di fluoro ed è utilizzato produzione di polimeri fluorurati usati per realizzate abiti, scarpe, utensili di ogni tipo.

“Se oggi hai intenzione di acquistare un’attrezzatura da trekking o un nuovo tappeto, è probabile che siano stati impermeabilizzati con uno strato di quegli isolanti PFOA.
È fantastico attraversare una pozzanghera con quegli stivali impermeabili e non bagnarsi. Ma non è naturale. Né è naturale che un tappeto non si macchi.
Il miracolo del PFOA che respinge le macchie o l’acqua dagli stivali con cui affondi nelle pozzanghere e nella neve senza bagnarti, in realtà, è una bomba a tempo.
Tutto dura più a lungo con quella protezione. Questo è il problema: che il PFOA non scompare mai e si accumula a livelli che danneggiano tutti noi”, spiega Birnbaum.

E alla domanda “quali sono i danni provocati da queste sostanze?”, la tossicologa risponde:

“Dopo aver condotto studi su gruppi di oltre 70.000 persone, sappiamo che sono stati associati a rischio di cancro, effetti sul nostro sistema ormonale, ipertensione durante la gravidanza, aumento del colesterolo e dei grassi nel fegato e nel degradazione del sangue e del sistema immunitario”.

Il problema non riguarda solo il PFOA, ma molti altri composti che non esistono in natura fino a che non sono stati creati dall’uomo.

Un altro esempio è il bisfenolo A, sostanza fondamentale nella sintesi di plastiche in policarbonato, resine epossidiche e altri materiali polimerici.
Il policarbonato è a sua volta usato per produrre recipienti per alimenti e bevande, tettarelle per biberon, rivestimenti protettivi per lattine e barattoli e serbatoi domestici per lo stoccaggio di acqua potabile.

Sebbene il comportamento del BPA nel nostro organismo sia ancora poco chiaro, è noto già dagli anni ‘30 che questa sostanza possa mimare l’azione degli estrogeni, ormoni sessuali femminili. Alcuni recenti studi hanno dimostrato che l’esposizione al bisfenolo A può indurre la pubertà precoce nelle bambine, che possono sviluppare il seno già all’età di 8 anni. Questo può succedere anche nel caso in cui sia la madre a essere esposta al BPA durante la gravidanza.

Gli effetti del bisfenolo A sulla riproduzione, sulla fertilità e sul sistema endocrino sono ancora oggetto di dibattito scientifico, ma risulta sempre più chiaro che la plastica, da materiale miracoloso, si sia rivelata un problema enorme sia per la nostra salute sia per l’ambiente.

L’unica soluzione possibile sembra essere quella di rivoluzionare il nostro modo di produrre e i nostri consumi. Ciò che è successo con la plastica dovrebbe farci riflettere: prima di immettere sul mercato un nuovo materiale, dovremmo analizzare i suoi effetti negativi a lungo termine e non limitarci a valutare i benefici pratici ed economici nell’immediato.

Inoltre, dovremmo accettare che una piatto può rompersi, un tappeto può macchiarsi, un paio di scarpe possono inzupparsi d’acqua se saltiamo in una pozzanghera, poiché non ha senso distruggere il Pianeta e mettere a rischio la nostra salute per avere questo genere di comodità.

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