Il crespino (Berberis vulgaris) è la pianta da cui viene ricavata la berberina, una sostanza nota dalla medicina complementare perché viene utilizzata per la preparazione di rimedi omeopatici.
Il crespino (Berberis vulgaris) è la pianta da cui viene ricavata la berberina, una sostanza nota dalla medicina complementare perché viene utilizzata per la preparazione di rimedi omeopatici, che rappresenta nello stesso tempo un alcaloide potenzialmente velenoso.
L’albero del crespino cresce nei boschi e nelle zone montane, può raggiungere un’altezza di tre metri, ha grosse radici scure e presenta molti rami spinosi. Produce dei frutti sotto forma di bacche rosse, ognuna delle quali contiene due o tre semi che servono a garantire la nascita di nuove piante.
Dal crespino viene estratta la berberina, una sostanza che è considerata utile per contrastare il diabete. Teniamo conto che la medicina tradizionale cinese e l’ayurveda indiana conoscono la berberina da centinaia di anni. Eppure la scienza ufficiale pare dedichi ancora poca attenzione a questa sostanza.
In realtà la berberina è già stata sottoposta a studi scientifici ma le informazioni in proposito risultano ancora scarsamente divulgate. In particolare la berberina sarebbe in grado di ridurre la produzione di glucosio da parte del fegato, di migliorare la sensibilità all’insulina, di migliorare l’assorbimento del glucosio nel sangue da parte delle cellule e di ridurre i livelli ematici di glucosio.
Forse una sostanza naturale così potente rischia di fare paura all’industria farmaceutica? In particolare, secondo Julien Venesson, direttore della rivista Alternatif Bien Etre, la diffusione di notizie sulla berberina potrebbe portare ad una grave perdita di profitti da parte dell’industria farmaceutica perché la berberina sarebbe più efficace rispetto ad altri medicinali utilizzati per gestire il diabete di tipo 2. La tendenza attuale sarebbe quella di tenere nascosti all’opinione pubblica gli ultimi dati scientifici.
Il crespino per via della presenza della berberina è considerato una pianta velenosa. Infatti la berberina è un alcaloide che in dosi eccessive può risultare dannoso per la salute. Utilizzato in dosi corrette dal punto di vista farmaceutico e omeopatico potrebbe rappresentare una vera e propria svolta per trattare il diabete senza gravi effetti collaterali. Anche il chinino è un alcaloide e di per sé è velenoso, ma può diventare utile nelle giuste dosi per contrastare la malaria.
La berberina è considerata utile per stimolare il sistema immunitario, per distruggere funghi e parassiti nell’intestino e sulla pelle e per regolare i problemi intestinali ma, soprattutto, sarebbe efficace in caso di diabete di tipo 2. In particolare la berberina avrebbe la stessa azione sul diabete della metformina, ma senza i suoi effetti collaterali.
Le controindicazioni della berberina riguardano soprattutto il suo utilizzo da parte delle donne in gravidanza. Inoltre nessun paziente diabetico in cura con la metformina dovrebbe passare alla berberina senza il consenso del medico.
È probabile che la scienza debba ancora approfondire le caratteristiche e gli effetti della berberina. Ad esempio si è scoperto che essa è in grado di agire in modo positivo per abbassare il colesterolo, ma il suo meccanismo di funzionamento è diverso da quello delle statine, i medicinali che di solito vengono somministrati a chi soffre di colesterolo alto.
Infine la berberina pare abbia anche delle proprietà anticancro utili nella prevenzione dei tumori e potrebbe essere utile nei pazienti che hanno subito un trapianto di organi come aiuto nelle loro delicate condizioni di salute. Non resta dunque che attendere che la scienza individui ulteriori prove sulla sicurezza della berberina e sui suoi possibili utilizzi per la salute.
Marta Albè
Fonte foto: Wikipedia
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