Alcuni ingegneri robotici hanno sviluppato un prototipo di occhio bionico che potrebbe ridare la vista di circa 285 milioni di persone non vedenti.
Un occhio artificiale sensibile e funzionante quasi quanto quello umano: un team di ingegneri robotici è stato in grado di sviluppare un prototipo di occhio bionico che potrebbe ridare la vista di circa 285 milioni di persone non vedenti.
Si tratta di una vera e propria protesi visiva messa a punto dagli ingegneri della Hong Kong University of Science and Technology che, in un articolo pubblicato su Nature, spiegano come la EC-EYE, abbreviazione di ElectroChemical EYE (che, ipotizzano, potrebbe essere disponibile in 5 anni), si ispiri del tutto alla retina umana, uno dei tessuti più sensibili che possediamo, fornendo fino all’80% di tutte le informazioni sui nostri dintorni.
L’occhio bionico imita la forma a cupola della retina umana che affina la messa a fuoco e riduce la diffusione della luce mentre attraversa dieci milioni di cellule fotorecettive per centimetro quadrato, tutte caratteristiche naturali finora impossibili da replicare con materiali artificiali.
Come funziona l’occhio bionico
A essere stati sviluppati sono stati dei fotorecettori ad alta densità posti all’interno dei pori dell’ossido di alluminio, un minerale quasi duro come i diamanti che avrebbe funzionato per imitare la retina.
Nello specifico, i ricercatori guidati da Zhiyong Fan hanno progettato un modello di occhio artificiale su scala nanometrica tramite una retina emisferica di ossido di alluminio nella quale sono stati posti dei nanofili sensibili alla luce realizzati con la perovskite, un minerale, che imitano i fotorecettori dell’occhio umano. Hanno poi messo a punto dei fili di metallo liquido simili alle fibre nervose che collegano gli occhi umani al cervello per poi trasmettere i segnali dai fotorecettori (i nanofili di perovskite) ai circuiti esterni per elaborarli.
Dalle sperimentazioni è stato osservato che la somiglianza strutturale con un occhio reale ha dotato l’occhio bionico di un ampio campo visivo di 100 gradi (per fare un confronto, il campo visivo di entrambi gli occhi umani è 130-135º in verticale).
“La somiglianza della struttura dell’occhio artificiale è sicuramente impressionante, ma ciò che lo distingue davvero dai dispositivi precedenti è che molte delle sue capacità sensoriali sono paragonabili con quelle di un occhio naturale – spiega Hongrui Jiang, ingegnere biomedico dell’Università del Wisconsin. Ad esempio, la retina artificiale è in grado di rilevare un’ampia gamma di intensità della luce, da 0,3 microwatt a 50 milliwatt per centimetro quadrato. Alla minima intensità misurata, ciascun nanofilo nella retina artificiale ha rilevato una media di 86 fotoni al secondo, al pari dei fotorecettori nelle retine umane. Questa straordinaria sensibilità deriva dal materiale perovskite di cui sono composti i nanofili”.
Per ora l’occhio artificiale è un prototipo a bassa risoluzione composto da 100 pixel, ma i ricercatori ritengono che in futuro sarà in grado di imitare del tutto le abilità di un occhio umano, se non addirittura essere migliore.
Fonte: Nature
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