Uno studio dimostra come l’uso quotidiano di olio di cannbidiolo (CBD) può essere collegato alla regressione del cancro ai polmoni
Potrebbe valere la pena esplorare ulteriormente l’uso dell’olio di cannabidiolo (CBD) come potenziale trattamento del cancro ai polmoni: questo è ciò che suggeriscono i medici dello studio dopo aver avuto a che fare con un paziente, il cui tumore polmonare si è ridotto senza l’aiuto del trattamento convenzionale.
Gli endocannabinoidi del corpo sono coinvolti in vari processi, tra cui la funzione nervosa, le emozioni, il metabolismo energetico, il dolore e l’infiammazione, il sonno e la funzione immunitaria. Chimicamente simili a questi endocannabinoidi, i cannabinoidi possono interagire con le vie di segnalazione nelle cellule, comprese le cellule tumorali.
Lo studio
Il cancro al polmone rimane il secondo tumore più comune e, nonostante i progressi in campo medicinale, i tassi di sopravvivenza rimangono bassi, intorno al 15% a cinque anni dalla diagnosi, e la sopravvivenza media senza trattamento è di circa 7 mesi.
Gli autori del rapporto descrivono il caso di una donna di 80 anni, a cui è stato diagnosticato un carcinoma polmonare; aveva anche una lieve broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), osteoartrite e ipertensione, per la quale stava assumendo vari farmaci. Era una fumatrice, consumava circa un pacchetto di sigarette ogni settimana (68 pacchetti/anno).
Il suo tumore aveva una dimensione di 41 mm alla diagnosi, senza evidenza di diffusione locale ulteriore, quindi era adatto per il trattamento convenzionale di chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Ma la donna ha rifiutato il trattamento, quindi è stata posta a continui monitoraggi. Questi hanno mostrato che il tumore si stava progressivamente riducendo, riducendo le dimensioni da 41 mm a giugno 2018, a 10 mm a febbraio 2021, pari a una riduzione complessiva del 76% del diametro massimo, in media del 2,4% al mese.
Quando è stata contattata nel 2019 per discutere dei suoi progressi, la donna ha rivelato di aver assunto olio di CBD come autotrattamento alternativo per il suo cancro ai polmoni dall’agosto 2018, poco dopo la sua diagnosi.
Lo aveva fatto su consiglio di un parente, dopo aver visto suo marito lottare con gli effetti collaterali della radioterapia. Ha detto di aver preso costantemente 0,5 ml di olio, tre volte al giorno o due volte.
I principali principi attivi presenti erano:
- tetraidrocannabinolo (THC) al 19,5%
- cannabidiolo a circa il 20%
- acido tetraidrocannabinolico (THCA) a circa il 24%
La donna ha registrato solo un calo dell’appetito, ma non ha avuto altri evidenti effetti collaterali. Non ha modificato il suo stile di vita, ha continuato a prendere le solite medicine e ha continuato a fumare per tutto il tempo.
Ovviamente, questo è solo un caso clinico, con solo un altro caso simile segnalato, e non è chiaro quale degli ingredienti dell’olio di CBD potrebbe essere stato utile. Quindi, sebbene sembri esserci una relazione tra l’assunzione di olio di CBD e la regressione del tumore osservata, non si è in grado di confermare in modo conclusivo che la regressione del tumore sia dovuta al paziente che assume olio di CBD.
La cannabis ha una lunga storia “medicinale” nella medicina moderna, essendo stata introdotta per la prima volta nel 1842 per i suoi effetti analgesici, sedativi, antinfiammatori, antispasmodici e anticonvulsivanti.
Inoltre, è opinione diffusa che i cannabinoidi possano aiutare le persone con dolore cronico, ansia e disturbi del sonno; i cannabinoidi sono usati anche nelle cure palliative, ma sono necessarie ulteriori ricerche per identificare l’effettivo meccanismo d’azione, le vie di somministrazione, i dosaggi sicuri, i suoi effetti su diversi tipi di cancro e qualsiasi potenziale effetto collaterale.
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Fonte: BMJ Journal
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