Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del governo che inseriva il Cbd nella lista delle sostanze stupefacenti, accogliendo il ricorso degli imprenditori del settore
Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del Ministero della Salute italiano che inseriva il Cbd (olio di cannabidiolo) nella lista delle sostanze stupefacenti soggette a rischio di abuso. Questa decisione è stata presa dopo che diverse aziende del settore della canapa hanno presentato ricorso, sostenendo che il decreto avrebbe causato danni economici e sociali significativi, oltre a possibili conseguenze penali per gli operatori del settore.
Il decreto, approvato nel giugno 2024 dal governo Meloni, limitava la vendita di prodotti contenenti Cbd alle sole farmacie, richiedendo una prescrizione medica per il loro acquisto. Questo provvedimento aveva sollevato proteste da parte delle imprese del settore della canapa industriale, che si sono rivolte al tribunale per bloccarne l’applicazione.
Gli imprenditori, rappresentati dall’associazione Imprenditori Canapa Italia (ICI), hanno accolto con soddisfazione la decisione del Tar, considerandola una vittoria per il settore. Secondo loro, il decreto avrebbe causato gravi danni economici a un’industria in crescita che coinvolge migliaia di aziende e lavoratori, in particolare nelle aree rurali.
La decisione definitiva arriverà il 16 dicembre
Nel ricorso presentato al Tar, gli imprenditori hanno sottolineato che il Cbd non ha effetti psicoattivi né provoca dipendenza, quindi non dovrebbe essere classificato come sostanza stupefacente. Anche Coldiretti Liguria ha sostenuto il ricorso, ribadendo l’importanza della canapa industriale per l’economia agricola.
La viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci ha espresso delusione per la decisione del Tar. Il governo sostiene infatti che l’obiettivo del decreto era proteggere la salute pubblica, in particolare quella dei giovani, e contrastare la normalizzazione dell’uso di cannabis. D’altro canto l’opposizione ha accolto con favore la sospensione, criticando l’approccio “proibizionista” del governo e sottolineando che il settore della canapa rappresenta un’importante risorsa economica per il Paese.
Per il momento il tribunale ha riconosciuto la validità di queste argomentazioni e ha sospeso l’efficacia del decreto in attesa di una decisione definitiva, prevista per il 16 dicembre 2024. La battaglia sul futuro della cannabis light in Italia sembra però tutt’altro che conclusa, con un’ulteriore discussione attesa in Parlamento e con un intero settore in attesa di chiarimenti legali sul proprio futuro.
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Fonte: Imprenditori Canapa Italia
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