Nel Dna degli elefanti si celerebbe il segreto per combattere il cancro. Questi animali, infatti, si ammalerebbero raramente di tumore, grazie a un gene che protegge le cellule
Nel Dna degli elefanti si celerebbe il segreto per combattere il cancro. Questi animali, infatti, si ammalerebbero raramente di tumore, grazie a un gene che protegge le cellule. Da qui la chiave, probabilmente, per contrastare il cancro anche nell’uomo.
Uno studio dell’University of Utah e dell’Arizona State University ha posto i riflettori sul gene Tp53, uno dei più potenti geni soppressori tumorali, che protegge gli elefanti proprio dalla moltiplicazione cellulare incontrollata e, quindi, dall’insorgenza di diverse forme di tumore. Ebbene: sei nei pachidermi il gene è presente in ben 38 espressioni diverse, nell’uomo ce ne soltanto in due.
Nel corso della ricerca, gli autori hanno analizzato il genoma di 36 specie differenti di mammiferi, compreso quello di 644 elefanti asiatici e africani, e hanno scoperto che il tasso di mortalità associato al cancro è pari al 4,8% per questi animali, mentre per gli uomini è tra l’11 e il 25%. Complice, in ogni caso, anche quel naturale rallentamento delle attività metaboliche negli animali di grandi dimensioni, che ha grossa influenza sul ritmo di divisione cellulare.
Secondo i risultati dello studio, insomma, i pachidermi morirebbero meno di cancro e lo scopo dei ricercatori era proprio quello di scoprire il perché di una tale disparità. Tutto dipende dal loro Dna e dalle qualità protettive del gene Tp53, che, tra l’altro, non si fermano alla sola “prevenzione”: gli elefanti sono infatti anche in grado di distruggere in maniera più efficace le cellule danneggiate e sospette, impedendo in questo modo al cancro di diffondersi.
“Gli elefanti non si fanno alcun problema a uccidere le cellule ‘sospette’”, spiega Joshua Schiffman, coautore dello studio -. La natura ha già capito come prevenire il cancro, sta a noi imparare come i diversi animali affrontano il problema, in modo da poter adeguare tali strategie alla prevenzione del cancro nelle persone”.
Ora, infatti, resta da capire se e in quale misura questa scoperta può essere utile nella ricerca oncologica umana.
Intanto, mentre la scienza va avanti (e speriamo senza aggredire e interferire troppo nella vita di elefantini & Co), ricordiamoci che già molto possiamo fare con la prevenzione. La giusta dieta e niente vizi come fumo o alcol e già giocate con le carte giuste.
Germana Carillo
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