Balbuzie: cos’è, i sintomi e come affrontarla con serenità

Un qualcosa che, prima di essere accettata e metabolizzata, mette parecchio a disagio, al punto che a volte getta in una vera depressione. Eppure della balbuzie non bisogna temere e il balbuziente ha dalla sua molti tipi di supporto

Parole tagliate nella gola, che non vogliono uscire e allora provocano fatica. Ma si prova e ci si riprova a parlare e nemmeno capiscono, gli altri, delle difficoltà che si hanno. La balbuzie può essere fonte di ansia e frustrazione, ma cos’è esattamente?

Definita genericamente come “disordine del linguaggio”, la balbuzie è un’alterazione del versante elocutorio (detta anche “disfluenza verbale”, ossia: tutto ciò che chi parla e chi ascolta sente e percepisce come anomalo nel normale e fisiologico scorrere delle parole), il che vuol dire che è qualcosa in grado di provocare ripetizioni involontarie di sillabe o di intere parole oppure il prolungamento di alcuni suoni o anche veri e propri blocchi durante la conversazione o pause prima di parlare.

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In buona sostanza è la difficoltà a trovare nel tempo di una sola conversazione le parole al momento giusto ed il bello è che può scomparire quando si canta o si ripete un testo appreso a memoria.

Quando e perché si manifesta la balbuzie

Nella maggioranza dei casi, compare tra i 3 e i 6 anni, ma può interessare in alcuni casi anche ragazzi adolescenti o adulti. Nell’infanzia, la balbuzie potrebbe essere provocata da fattori genetici e da particolari stati emotivi, come può essere un grave isolamento sociale o deprivazione affettiva.

Al netto del fatto che il bimbo balbuziente ha le stesse capacità intellettive dei coetanei, può essere comunque più introverso e avere piccole difficoltà di apprendimento del linguaggio. Spesso, inoltre, è qualcosa che va via spontaneamente, mentre, nel caso dovesse persistere, gli esperti raccomandano una rieducazione logopedica.

Ci sono casi in cui la balbuzie la si ritrovi in età adulta in seguito di:

  • eventi neurologici
  • traumi cranici
  • ictus
  • tumori cerebrali
  • abuso di droghe
  • traumi come un lutto o l’interruzione di una relazione
  • forte stress fisico e forti stati d’ansia
  • scarsa autostima

La balbuzie, inoltre, può dare anche adito a particolari movimenti come:

  • oscillazioni della mandibola
  • tic facciali o del corpo
  • ammiccamenti (sbattere delle palpebre)
  • deviazioni degli occhi per incapacità a sostenere lo sguardo dell’interlocutore

Com’è classificata la balbuzie a livello medico?

Perché una disfluenza si categorizzata come tale deve essere inadeguata per età e abilità linguistiche del piccolo e deve persistere nel tempo, come recita il DSM-5 (classificazione dei disturbi nervosi e mentali)-APA 2013, che dà una definizione ufficiale di balbuzie evolutiva, moderna:

Balbuzie: disturbo della fluenza a esordio nell’infanzia, inserito nel capitolo dei Disturbi del neurosviluppo e dei Disturbi della comunicazione, caratterizzato da:

  • anomalie del normale fluire e della cadenza dell’eloquio che sono inadeguate per l’età e le abilità linguistiche del soggetto, che persistono nel tempo (….)
  • il disturbo causa ansia per le situazioni comunicative o limitazioni nella comunicazione effettiva, nella partecipazione sociale e nella prestazione scolastica o lavorativa, singolarmente o in qualsiasi combinazione
  • i sintomi esordiscono in un periodo precoce dello sviluppo
  • il disturbo non è attribuibile a un deficit motorio della parola o sensoriale, alle disfluenze conseguenti a un danno neurologico o un’altra condizione medica e non è meglio giustificato da un altro disordine mentale.

Balbuzie uguale a cluttering?

Non esattamente, con il cluttering o il farfugliamento si hanno:

  • un eloquio molto veloce, disordinato e difficilmente intellegibile
  • e il più delle volte con tempi limitati di attenzione e con problemi di linguaggio verbale

Inoltre, la persona con cluttering non si rende conto del suo modo di parlare e quindi non se ne preoccupa.

Cosa fare se il tuo bimbo balbetta

Innanzitutto, relax. Osservalo se noti qualcosa che non va e annotare parole o comportamenti. Resisti alla tentazione di “aiutarlo” con frasi del tipo “parla piano”, “non ti agitare”, “ripeti con me”…

Se la balbuzie persiste magari parlane subito con uno specialista – un logopedista, un foniatra, ma anche uno neuropsichiatra infantile – che ti aiuterà a percorrere la strada più idonea per affrontare e risolvere il problema.

Ci sono poi svariate letture che puoi affrontare insieme a lui, oppure in famiglia o a scuola con le maestre. Tra tanti titoli ce ne viene in mente uno, di pubblicazione molto recente: Io parlo come un fiume, di Jordan Scott, una storia meravigliosa fatta di parole e di tutta la potenza dell’amore e della capacità di superare insieme le difficoltà.

io parlo come un fiume

©Orecchio Acerbo ed.

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