L’obiettivo della campagna è aumentare il prezzo delle sigarette per ridurne il consumo, ma, soprattutto, per incrementare il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale. La proposta prevede infatti un aumento di 5 euro per ogni pacchetto, un introito che dovrebbe andare a rimpinguare la casse della sanità. Ma poi si smetterà realmente di fumare?
Invogliare a smettere di fumare aumentando i costi delle sigarette e finanziare allo stesso il SSN per assistere chi con quelle sigarette si è ammalato.
Non fa una piega l’obiettivo della campagna #SOStenereSSN, promossa dall’Aiom, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, dalla Fondazione Aiom e da Panorama della Sanità.
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La loro è la proposta di una vera e propria “tassa di scopo”: 5 euro in più su ogni pacchetto di sigarette con l’obiettivo di generare fino a 13,8 miliardi da destinare al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale.
Il tumore al polmone
Il 90% delle neoplasie al polmone è causato dal fumo di sigaretta, che è da solo responsabile di circa il 16% di tutti i tumori nel mondo: non soltanto al polmone, ma anche alla lingua, al cavo orale, alla faringe, alla laringe, alla vescica, al seno, oltre a diverse forme di leucemie.
Secondo i dati di Fondazione Veronesi, ogni sigaretta contiene oltre 4mila sostanze chimiche, di cui 40 cancerogene. Se quindi la maggior parte dei tumori al polmone viene diagnosticato nei fumatori, non tutti i fumatori lo sviluppano. Inoltre, il 10% dei tumori al polmone avviene in persone che non hanno mai fumato (solo in Italia accade a 4.000 persone ogni anno).
Basta l’aumento del costo delle sigarette?
Per smettere di fumare forse no. Potrebbero esserne disincentivati i ragazzi, che non hanno certo le entrate economiche degli adulti, ma potrebbe restare comunque una misura insufficiente.
Essendo il tabagismo un fattore di rischio per la salute – e, diciamolo, anche una enorme fonte di inquinamento con mozziconi di sigaretta dispersi ovunque -, un costo maggiore potrebbe sì forse spingere più persone a smettere di fumare, ma si rischia che comunque i fumatori più incalliti non si lasceranno scoraggiare.
E non solo. Il nostro Sistema Sanitario ha cominciato a fare acqua già da un po’, tra interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso (ed episodi di violenza), impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, diseguaglianze regionali, aumento della spesa e rinuncia alle cure.
Secondo il 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale 2023 della Fondazione GIMBE, tra il 2010 e il 2019 alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro di cui: circa 25 miliardi di euro nel 2010-2015, in conseguenza di “tagli” previsti da varie manovre finalizzate al risanamento della finanza pubblica; oltre 12 miliardi di euro tra 2015-2019, dopo il “definanziamento” che ha assegnato meno risorse al SSN rispetto ai livelli programmati.
Che qualcuno voglia accollare al cittadino fumatore il preoccupante stato di salute del SSN?
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