Un nuovo studio conferma la capacità dell'aspirina di moderare l'effetto dannoso dell'inquinamento atmosferico sulle funzioni cerebrali
Un nuovo studio ha scoperto, anzi per meglio dire confermato, un effetto particolare dell’aspirina che, almeno in alcune persone, sembra avere la capacità di proteggere dai danni causati dall’inquinamento atmosferico alle funzioni cerebrali.
Lo smog a cui purtroppo siamo esposti quotidianamente, soprattutto se viviamo nelle grandi città, è un problema molto serio da affrontare dato che ha gravi ripercussioni sulla salute delle persone e in particolare sui bambini. Diversi studi hanno evidenziato ad esempio gli effetti dannosi sulle funzioni cerebrali.
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Ma, gli uomini anziani che assumono antinfiammatori come l’aspirina, potrebbero essere in qualche modo protetti da determinati effetti nocivi a breve termine dello smog. A dirlo una nuova ricerca condotta negli Stati Uniti.
Lo studio, pubblicato su Nature Aging e condotto su circa 1000 uomini (età media 69 anni) residenti nell’area di Greater Boston negli Stati Uniti, ha innanzitutto scoperto che respirare anche bassi livelli di particolato fine e carbonio nero può portare ad una funzione cognitiva più scarsa a breve termine. Però, e non si sa come mai, i partecipanti che assumevano antinfiammatori non steroidei (FANS) ottenevano punteggi significativamente più alti nei test che misurano la memoria, la concentrazione e la capacità di seguire le istruzioni.
Nei test successivi all’esposizione a bassi livelli di inquinamento atmosferico (rispetto al resto dello studio), coloro che non stavano assumendo alcun FANS avevano il 128% in più di probabilità di ottenere un punteggio basso in un test di screening ampiamente utilizzato per la demenza. Coloro che assumevano FANS avevano invece solo il 44% di probabilità in più di ottenere un punteggio basso durante lo stesso periodo di tempo.
In pratica, l’aspirina (e farmaci affini) era in grado di mitigare gli effetti dannosi dell’inquinamento sulle funzioni cerebrali ma gli autori non sono riusciti a trovare alcuna relazione diretta tra questi medicinali e il loro effetto sul cervello.
“Il nostro studio indica che l’esposizione a breve termine all’inquinamento atmosferico può essere correlata ad alterazioni a breve termine della funzione cognitiva e che i FANS possono modificare questa relazione” hanno concluso gli autori.
Il team ritiene che questo potrebbe derivare dal modo in cui l’aspirina frena l’infiammazione nel cervello, che può diventare cronica se l’inquinamento atmosferico è abbastanza grave.
Ma per ora è solo un’ipotesi, anche se già un precedente studio, condotto dallo stesso team della Columbia Mailman School of Public Health, era arrivato agli stessi risultati.
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Sono ovviamente necessari ulteriori indagini tra coorti più grandi e variegate (che comprendano anche le donne per esempio) per capire se davvero gli antinfiammatori non steroidei, come l’aspirina, possano moderare gli effetti dannosi dello smog sul cervello.
Naturalmente, anche se dovesse essere confermata questa capacità dell’aspirina, l’uso di questo farmaco non può essere certo una soluzione al problema dell’inquinamento. Si tratta infatti sempre di un medicinale con possibili effetti collaterali.
“I nostri risultati non suggeriscono che tutte le persone anziane dovrebbero assumere farmaci antinfiammatori, perché questi sono farmaci con effetti collaterali che non possiamo prendere alla leggera” ha dichiarato Andrea Baccarelli, professore presso il Department of Environmental Health Sciences della Columbia Public Health e autore principale dello studio.
D’altro canto, però, capire come l’aspirina riesce a mitigare gli effetti dell’inquinamento sul cervello sarebbe molto importante per valutare meglio in che modo lo smog impatta sulle capacità cognitive dell’uomo.
Fonti: Science Allert / Nature Aging / The Guardian
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