Purtroppo la resistenza agli antibiotici sta aumentando con il Covid. Italia tra i paesi con più decessi in Europa

La pandemia con il sovraffollamento degli ospedali sta aggravando il problema dell'antibiotico-resistenza. L'Italia è tra i paesi più colpiti

La pandemia da Covid-19 ci sta facendo dimenticare un problema molto serio, quello della resistenza agli antibiotici da parte di alcuni batteri.  Ora il congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) è tornato sull’argomento, facendo emergere dei dati poco confortanti: l’antibiotico-resistenza è in aumento con il Covid-19 e l’Italia è uno dei paesi che sta messo peggio in Europa.

Se ne parla già da anni e gli scienziati di tutto il mondo stanno cercando di trovare il modo di arginare la situazione: la resistenza agli antibiotici potrebbe diventare la prima causa di morte nel 2050.

La Review on Antimicrobial Resistance ha stimato che in quella data, le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti all’anno nel mondo, morti che di fatto supereranno, e di molto, i decessi causati da tumore (8,2 milioni), diabete (1,5 milioni) o incidenti stradali (1,2 milioni).

I dati che emergono dal congresso SIMIT, relativi agli ultimi anni, parlano chiaro:

In Europa vi sono quasi 700mila casi di infezioni di germi multiresistenti ogni anno, con oltre 33mila decessi” ha dichiarato il professor Pierluigi Viale, Presidente del Congresso SIMIT

E l’Italia, purtroppo, è uno dei paesi dove vi è più mortalità in Europa a causa dei batteri resistenti, si parla di circa 11mila decessi l’anno. Come mai l’incidenza dell’antibiotico-resistenza è così alta nel nostro paese?

“Il nostro è tra i Paesi in cui il fenomeno è più acuto: una spiegazione razionale di una delle incidenze più alte risiede nel fatto che il nostro Sistema Sanitario è tra i più etici al mondo, senza rinunciare mai a dare una chance a ogni paziente, sebbene ciò implichi un costo in termini di elevata ospedalizzazione e di complicanze infettive. In altri termini, possiamo dire che le resistenze dei germi sono un effetto collaterale di un sistema efficiente” ha spiegato il professor Viale.

Ma allora cosa c’entra la pandemia? La presenza del coronavirus negli ospedali e l’emergenza sanitaria in corso non ha fatto altro che peggiorare una situazione già preoccupante.

Come ha fatto sapere Pierluigi Viale che è Direttore dell’Unità Operativa IRCCS Policlinico Sant’Orsola a Bologna:

“Durante la pandemia abbiamo notato un aumento di germi multiresistenti soprattutto nei pazienti ricoverati nelle terapie intensive” 

Il Covid ha di fatto messo in ombra il problema dell’antibiotico-resistenza, che invece dovrebbe essere sempre in cima ai nostri pensieri e, oltre tutto, il sovraffollamento degli ospedali non ha fatto altro che favorire l’aumento della circolazione dei germi resistenti.

Gli infettivologi, però, sono sempre al lavoro per fronteggiare anche questa emergenza e si attende con ansia l’arrivo di nuovi antibiotici per i quali i batteri non abbiano ancora sviluppato resistenza.

Questo però, sottolinea il professor Viale, non è sufficiente.

“Avere nuove molecole significa avere più opportunità, ma i nuovi antibiotici non rappresentano la soluzione a tutti i problemi. (…) Parte della soluzione risiede nelle mani di ogni cittadino, che deve usare gli antibiotici con grande attenzione: per anni sono stati impiegati con grande frequenza, ma bisogna tenere a mente che ogni antibiotico non interferisce solo con un agente patogeno, ma con tutto l’organismo del paziente. Serve una forte responsabilizzazione dei prescrittori e una deresponsabilizzazione dei pazienti da abitudini come l’autosomministrazione dei farmaci. Il contrasto all’antibiotico resistenza è dunque una partita di cultura medica, di qualità scientifica ma anche di coscienza civile. È una responsabilità di tutti che coinvolge anche i pazienti e necessita di un endorsement politico”.

Fonte: SIMIT

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