Questo test del sangue può diagnosticare Alzheimer 16 anni prima della comparsa dei sintomi 

Alzheimer: un nuovo test del sangue potrebbe consentire di iniziare i trattamenti precocemente e quindi prevenire lo sviluppo della demenza.

Un semplice esame del sangue potrebbe prevedere se un paziente svilupperà la malattia di Alzheimer fino a 16 anni prima dell’inizio dei sintomi, secondo un nuovo studio

Prevedere la malattia di Alzheimer anni prima rispetto alla comparsa dei sintomi con un nuovo esame del sangue in grado di fiutare la presenza di una proteina “spia” del danno al cervello provocato dalla questa patologia neurodegenerativa già nelle primissime battute. Un test che i ricercatori sperano possa essere usato in futuro anche in futuro per valutare altri tipi di danno cerebrale.

Se ne parla in studio pubblicato su Nature Medicine dall’Università di Washington, in collaborazione con il Centro tedesco per le malattie neurodegenerative (Dzne), l’Istituto Hertie per la ricerca clinica sul cervello (Hih) e l’Università di Tubinga.

In pratica, misurando i cambiamenti nei livelli di una proteina nel sangue, chiamata catena leggera di neurofilamento (NfL), i ricercatori ritengono che qualsiasi aumento dei livelli di quella proteina potrebbe essere un segno precoce della malattia.

NfL altro non è che un “marker nel sangue che dà un’indicazione della perdita di cellule nervose nel cervello”, ha spiegato il ricercatore capo Mathias Jucker, professore di biologia cellulare delle malattie neurologiche presso il Centro tedesco per le malattie neurodegenerative. “Più neurofilamenti hai nel sangue, più danni al cervello hai”, ha detto.

In buona sostanza, in caso di danno o morte delle cellule nervose,l’Nfl fuoriesce nel liquido cerebrospinale che avvolge cervello e midollo spinale, passando in seguito nel sangue. Dai risultati dello studio, condotto su oltre 400 persone (tra portatori dei geni dell’Alzheimer precoce e familiari sani), è emerso che l’aumento della proteina Nfl nel sangue rispecchia precisamente il danno cerebrale, consentendo di prevedere la sua evoluzione nel tempo.

Nei test “siamo stati in grado di prevedere la perdita di massa del cervello e i deficit cognitivi che si sono poi verificati due anni più tardi”, ha spiegato Jucker. Questo marcatore del danno cerebrale “potrebbe essere facilmente inserito nei test di screening usati in neurologia”, ha poi sottolineato il radiologo Brian Gordon dell’Università di Washington. “Lo abbiamo validato in malati di Alzheimer – ha aggiunto – perché sappiamo che il loro cervello va incontro a una forte neurodegenerazione, ma questo marcatore non è specifico: alti livelli nel sangue potrebbero essere la spia di molte malattie neurologiche e traumi”.

La malattia di Alzheimer inizia almeno da un decennio, forse anche da 20 anni, prima che ci siano dei sintomi”, ha detto Jucker.

Anche se già nel 2014 era stato testato un esame del sangue per una diagnosi precoce dell’Alzheimer per una diagnosi precoce dell’Alzheimer, ad oggi non esiste un test specifico e accertato che i medici possano usare per determinare in modo definitivo se qualcuno avrà la malattia, anche perché ancora molte sono le incognite sulla sua causa. Una teoria ampiamente diffusa è che l’Alzheimer sia dovuto alla produzione e alla deposizione di placche di beta-amiloide tra i neuroni nel cervello, ma gli sforzi che la scienza fa per agire prima della comparsa della malattia vera e propria potrebbero dare un grosso vantaggio di azione nell’ostacolarla.

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Germana Carillo

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