Alzheimer, che legame c’è col glifosato? Nuovo studio rivela come il pesticida agisce sul cervello favorendo la demenza

Secondo un nuovo studio, le persone esposte al glifosato hanno un maggior rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer

Le malattie neurodegerative sono tra le più terribili e ad oggi non esistono veri e propri trattamenti per combatterle.

Dietro l’insorgenza di queste patologie ci sono fattori genetici, alimentazione, stili di vita, ma a favorirne lo sviluppo possono essere anche inquinanti e contaminanti ambientali.

Un recente studio si è concentrato ad esempio sul glifosato, noto e contestato erbicida ancora oggi usato in molti Paesi. Un gruppo di ricercatori ha dimostrato la capacità del glifosato di superare la barriera ematoencefalica aumentando il rischio di sviluppare Alzheimer e altre malattie neurodegenerative.

A livello dell’encefalo, infatti, il glifosato agisce aumentando il TNF-α, Tumor necrosis factor alfa o fattore di necrosi tumorale alfa. Il TNF-α è una proteina che appartiene alla classe delle citochine e agisce come pro-infiammatorio: alti livelli di questa proteina sono associati a stati infiammatori correlati a una serie di malattie neurologiche, tra cui il morbo di Alzheimer.

L’esposizione al glifosato aumenta la produzione di beta amiloide solubile, coinvolta nella formazione delle placche amiloidi tipiche della malattia di Alzheimer e responsabili della diminuzione della vitalità dei neuroni. Inoltre, in seguito all’esposizione al glifosato, avvengono modifiche nell’espressione genica.

Secondo i ricercatori sono necessari ulteriori studi a conferma, ma questi primi risultati dimostrano una correlazione tra l’esposizione al glifosato e i sintomi classici del morbo di Alzheimer.
L’Alzheimer è la più comune forma di demenza, diagnosticata per la prima volta un centinaio di anni fa e ancora priva di cure e trattamenti efficaci.

La malattia si presenta inizialmente con lievi perdite di memoria per poi aggravarsi inesorabilmente, compromettendo le capacità cognitive e il linguaggio. Negli Stati Uniti, dove ogni anni si utilizzano circa quantità notevoli di glifosato (circa 250 milioni di libbre, secondo quanto riportato dai ricercatori), 5,8 milioni di persone convivono con il morbo di Alzheimer.

Le ricerche sulla tossicità acuta del glifosato in effetti non mostrano particolari rischi, ma sugli effetti a lungo termine legati a un’esposizione prolungata non sono ancora del tutto chiariti.

Preoccupa il fatto che il glifosato superi la barriera ematoencefalica, infiltrandosi nel cervello e nel sistema nervoso: i rischi legati a questo asptto dovrebbero essere valutati in modo critico, secondo i ricercatori.

L’erbicida continua però a essere considerato sicuro dalle Agenzie, tra cui Epa, Efsa e Echa e, di conseguenza, approvato e utilizzato in agricoltura.

In Europa, l’uso del glifosato sarà autorizzato almeno fino al 2023 e la messa al bando di questo erbicida è tutt’altro che scontata.

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Fonte di riferimento: Journal of Neuroinflammation

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