La vita, spesso, è quella cosa che accade mentre noi siamo occupati a fare altri progetti o a pensare al passato. Cioè, per dirla in modo diverso e un po' romanticamente con le parole di Claudio Baglioni, la vita è adesso. Eppure, spesso, i nostri pensieri ed emozioni sono rivolti al passato (a quello che è successo, a come stiamo in conseguenza di quelle persone o degli accadimenti) oppure al futuro (con emozioni, preoccupazioni, pensieri, speranze): in questo gioco di tempi, è chiaro che manca il presente
La vita, spesso, è quella cosa che accade mentre noi siamo occupati a fare altri progetti o a pensare al passato. Cioè, per dirla in modo diverso e un po’ romanticamente con le parole di Claudio Baglioni, la vita è adesso.
Eppure, spesso, i nostri pensieri ed emozioni sono rivolti al passato (a quello che è successo, a come stiamo in conseguenza di quelle persone o degli accadimenti) oppure al futuro (con emozioni, preoccupazioni, pensieri, speranze): in questo gioco di tempi, è chiaro che manca il presente.
Il “presente” però è l’unico tempo che oggettivamente abbiamo a disposizione; il passato è quel periodo che non c’è più: ne consegue che quel che è stato è stato, non è modificabile; il futuro non è ancora successo e, per quanto possiamo cercare di pianificarlo, contiene sempre degli elementi di imprevedibilità.
Non sono necessarie situazioni estreme o patologiche per fare una vita “senza presente”: ad esempio, a chi non è capitato di mettere la pasta a cuocere nell’acqua pensando ad una cosa bella o brutta successa qualche ora prima o proiettando i pensieri su cosa succederà dopo cena o l’indomani?
Se questo esempio non rende l’idea, eccone un altro, che probabilmente alla maggioranza di chi legge fortunatamente non sarà capitato: fare l’amore senza riuscire a staccare completamente i pensieri da un certo problema assillante.
In entrambi gli esempi, emozionalmente e mentalmente non si vive totalmente nel presente: non ci si gode il momento, quello che sta succedendo. Il corpo diventa solo un mezzo più o meno automatico di stare e fare.
Giorno dopo giorno, senza che ce ne rendiamo conto, il rischio concreto è che la vita – fatta di innumerevoli “qui ed ora” – scivoli via mentre noi siamo per lo più fuori tempo. Fuori vita. A fare altro.
Imparare a stare nel presente
Ben inteso: stare nel “presente”, nel “qui ed ora” non significa certo vivere alla giornata; si tratta – piuttosto – di un’attitudine costantemente tesa verso il portare attenzione e presenza nei nostri gesti, nelle nostre parole, nei nostri pensieri.
Si tratta, come già detto, di “stare” pienamente in quello che stiamo facendo: come fanno i bambini, quando sono immersi in un gioco che li appassiona (sono “tutti lì”, totalmente coinvolti); come fanno ad esempio i cani quando si rotolano a terra dentro un certo odore che hanno annusato e gli piace.
Come succede quando si fa l’amore con una persona che si ama e il mondo, in quei momenti, si ferma lì.
Leggi anche: Come e perché dovremmo vivere la vita momento per momento
3 passi per stare nel presente
Nel presente i pensieri che vanno da soli hanno poco spazio. Lo si può sperimentare facilmente, in tre veloci step: primo, pensare ad una situazione brutta, triste e cercare di riviverla emotivamente; secondo, fare dei saltelli (verso l’alto, cercando di portare le ginocchia verso il petto) e cercare di continuare a mantenere i pensieri/emozioni precedenti; terzo, osservare se, saltando, si riusciva anche ad avere pensieri/emozioni del primo step. Scommettiamo che la risposta è “no”?
Quando si riesce a stare nel presente – il corpo aiuta a farlo – ci possono essere solo l’emozione e lo stato che davvero appartengono a quel frangente: perché tutti i piani – fisico, emozionale, mentale – sono collegati.
Va da sé che vivere nel qui ed ora non significa non pensare, non progettare il futuro, non elaborare o pensare al passato: rimanda, piuttosto, ad una consapevolezza ed appropriatezza delle singole azioni e dei propri pensieri che così perdono alcune caratteristiche un po’ “automatiche” e possono diventare creativi, costruttivi, utili.
Cosa succede quando ci si riappropria del proprio “presente”? Diventa più “gustoso”. Si notano più facilmente – e si possono afferrare – le magie che la vita offre; ogni momento diventa una base solida, diversa, per il futuro. Inoltre la “presenza consapevole” consente un contatto autentico con il Sè, la dimensione collegata allo Spirito. Mica cose da poco.
Anna Maria Cebrelli