Cosa succede quando i nostri intimi desideri non corrispondono alle azioni esteriori. Come rispondere a questa sorta di "sabotatore interno"?
Eccoci al secondo capitolo del nostro viaggio, in attesa dell’anteprima del video The Key – Il viaggio – del regista Michele Pastrello, nel quarto ed ultimo capitolo.
La scorsa settimana abbiamo conosciuto un po’ più da vicino la figura archetipica dell’orfano e della sua possibile trasformazione nell’archetipo del Cercatore. In questo nuovo percorso affronteremo un passaggio fondamentale perché ciò possa avvenire: il riconoscimento del Persecutore interno e la sua detronizzazione.
Esiste una vecchia fiaba che quasi tutti abbiamo ascoltato da bambini: la storia del mago mancato Barbablù che vieta alla giovane moglie di aprire quell’unica stanza a cui corrisponde una piccola chiave. La donna, colta da un irrefrenabile istinto, corre immediatamente verso la porta proibita dove l’aspetta una scoperta terrificante: la visione di tutte le donne morte che l’avevano preceduta. Dallo spavento la chiave cade e si macchia in modo irreparabile. Al ritorno del marito rischia di fare quasi la stessa fine, se non per il repentino arrivo dei suoi fratelli che riescono ad uccidere l’orco Barbablù e ridare la libertà alla giovane donna.
La storia è sempre stata utilizzata come metafora per mettere in guardia le fanciulle dei rischi di una curiosità eccessiva, ma, se analizzata in chiave analitica, nasconde molto di più. Barbablù rappresenta quello che in gergo psicologico viene denominato “persecutore interno”. Il mago mancato è appunto la rappresentazione di ciò che è contro la realizzazione naturale del sé: come dicevamo nello scorso capitolo, esso nasce dai fallimenti e dalle ferite non elaborate e il suo obiettivo è quello di tenere la psiche in uno stato di reclusione (“in quella stanza non puoi entrare“).
Il primo passaggio per un’evoluzione naturale è proprio quello di riconoscere questa figura e fare i conti con il suo potere distruttivo, altrimenti si rischia di divenire “facili prede nel bosco“.
Barbablù è composto da tutti i pensieri svalutanti, irritanti e conflittuali che ci rivolgiamo, dal sacrificio dei nostri bisogni per compiacere il prossimo, dall’essere legati a situazioni relazionali evidentemente malsane, dal colpevolizzarsi eccessivo per qualche difetto, mancanza o colpa, da tutte le scuse, anche banali che utilizziamo per non metterci in gioco.
Il sabotatore interno manifesta il suo potere quando mette a tacere l’intuito, quando si sceglie una strada distruttiva per sé, convinti di “riuscire a resistere ancora un pochino, fino al sentirsi costretti a credere di essere impotenti e/o addestrati a non reagire, a restare a livello conscio, perché gli impulsi della psiche restano soffocati“.
Inizia così una non esistenza di promesse fasulle, basate sul divieto di usare la chiave che porta alla consapevolezza di morte imminente. La nostra protagonista però coglie il vitale richiamo alla disobbedienza e utilizza la sua chiave, che continuerà a portare la macchia di sangue come indelebile richiamo alla vita. Quando i nostri intimi desideri non corrispondono alle azioni esteriori stiamo seguendo i dettami del sabotatore interno, ma la chiave continua a richiamarci verso la nostra vera natura profonda.
La chiave apre la porta delle stanze della psiche più intime, che, se esplorate in un percorso terapeutico, portano un aumento del potere del sé e una nuova introspezione vitale. La luce che deriva dell’introspezione permette l’arrivo dei fratelli della giovane, che vanno intesi come l’animus, la forza emotiva pronta a fronteggiare il sabotatore.
Le domande che posso aiutarci in questo passaggio sono semplici:
Come mi sento in questa situazione/relazione? Cosa c’è che ignoro e non voglio vedere? Ci sono dei limiti nell’espressione della mia personalità che mi vieto di manifestare? C’è connessione tra il mio sentire ed il mio fare? Cosa mi tiene catturata/minacciata in un luogo dove non voglio stare come a vietarmi altre possibilità?
Nel prossimo appuntamento affronteremo quindi la figura dell’Eroe e capirete il perché di questo termine.
Nb: tutte le citazioni presenti nell’articolo si riferiscono al libro “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estes.
Dott.ssa Alice Bacchin
Questo è secondo capitolo del nostro viaggio, diviso in quattro articoli a firma della dottoressa Alice Bacchin, psicologa drammatista, separati sul tema della ciclicità vita-morte-vita che si concluderà con la visione emblematica in anteprima di The Key – il viaggio (qui il teaser) un cortometraggio emozionale e sensoriale dell’artista video Michele Pastrello.
Nel prossimo appuntamento affronteremo la figura dell’Eroe.