La tripofobia è una particolare paura verso pattern ripetitivi: buchi ravvicinati e profondi possono scatenare disgusto, ansia e agitazione
Se guardare un baccello di fior di loto, un alveare, le bolle di una tavoletta di cioccolato o i fori di una spugna di mare vi disgusta, potreste essere affetti da tripofobia, la paura dei buchi.
Chi soffre di questo disturbo non sopporta infatti la visione di pattern ripetitivi formati da fori profondi e ravvicinati tra loro.
Sebbene la tripofobia non sia ufficialmente riconosciuta come una fobia, si tratta di un disturbo abbastanza comune che può produrre una serie di sintomi.
Osservando un corallo, del pluriball, un ingrandimento della struttura degli occhi degli insetti o dei pori della pelle, chi ha paura dei buchi può provare repulsione, pelle d’oca, prurito, ansia e agitazione. La visione di fori profondi e ravvicinati, in queste persone, può addirittura provocare vomito e attacchi di panico.
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Le cause di questa fobia non sono note, ma alla base potrebbe esserci una paura inconscia verso l’ignoto.
Una ragione alla base della tripofobia potrebbe poi essere l’associazione tra i buchi e alcune malattie contagiose che causano eruzioni cutanee e la paura potrebbe essere un meccanismo di difesa sviluppato da alcuni soggetti.
Un’altra ipotesi è che in talune persone, la visione di buchi ravvicinati rimandi a funghi velenosi, piante infestate e quindi non commestibili, animali pericolosi la cui pelle mostra pattern simili, come gli alligatori o i serpenti.
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Non esistono trattamenti specifici per la tripofobia, ma per superare la paura dei buchi potrebbe essere efficace abituarsi gradualmente a immagini che scatenano i sintomi della fobia.
Fonti di riferimento: Sci Elo/Springer Open
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