The Key, il video emozionale che ci fa viaggiare dentro noi stessi

The Key – Il viaggio, l'ultimo emozionante lavoro di Michele Pastrello: un cammino interiore e un viaggio verso la consapevolezza e la guarigione

Non esiste trasformazione senza fatica. Sappiamo di dover bruciare fino in fondo e poi sederci sulla cenere di colei che un tempo pensavamo di essere e ricominciare da lì”. In questa frase esistenziale della poetessa e psicoanalista Clarissa P. Estès si potrebbe racchiudere il senso di The Key, lo struggente breve video emozionale scritto e diretto dal regista Michele Pastrello che vi proponiamo in anteprima.

The Key – Il viaggio parte in modo meditativo per poi accelerare sul sentiero delle emozioni e racconta un’onirica storia di un cammino, quella di un cammino interiore, di un viaggio per la consapevolezza e la guarigione. Come direbbe Porchia, citato nei credits, “Il viaggio: un partire da me, un infinito di distanze infinite e un arrivare a me”.

The Key narra di una donna (interpretata dall’attrice Eleonora Bolla) alla deriva, in crisi, smarrita. Ha la sua foto di bambina in mano, un diario travolto dai suoi pensieri, ricordi più o meno reali o immaginari. Non sappiamo i motivi del suo stato di crisi, non è importante questo. L’importante è l’identificazione di chi guarda. Perché The Key racconta anche, in parallelo, il percorso interiore della donna stessa, leggermente diversa, più determinata e “pura”, che la porterà verso una meta ben precisa.

the key bambina

Pastrello usa le location naturali come proiezione della frammentazione e coas della mente umana, facendoci provare sensazioni glaciali e di meraviglia al contempo. The Key, che potete vedere in anteprima qui sotto, tocca corde intime e lo fa con passo lieve, non negando la sofferenza della condizione umana, ma neppure la speranza, la possibilità di uscirne se intercettiamo la parte più saggia e sincera di noi stessi. A ricordarci che disertare il confronto con la realtà presente non è mai servito a nulla. Sotto al video potete leggere la nostra intervista con l’autore.

Tramite lo spunto di The Key abbiamo intrapreso su greenMe un viaggio con tre articoli sugli archetipi del Cercatore, del Sabotatore interno e dell’Eroe per parlare di rinascita interiore.

Ora vorrei chiedere a te, Michele, regista dell’opera, che cosa volevi esprimere con questo microfilm emozionale?

Premetto che quando concepisco le mie opere non tutto è sempre così chiaro. Sono microfilm introspettivi, un condensato di emozioni, sensazioni e reminiscenze. Ma mi è chiaro dove o cosa voglio far vibrare. Il punto focale di The Key è il percorso di “auto-riparazione”. È inevitabile, quasi tutti siamo cresciuti danneggiati. Chi ha subito un danno in maniera grave e più o meno sistematica ad un certo punto deve fare i conti con questa cosa, perché il rischio è la “non vita”, l’auto-boicottamento. Lo psicologo americano Keleman ha scritto: “La nostra famiglia determina il modo in cui troviamo il nostro terreno, come formiamo il nostro territorio. Se non siamo stati sufficientemente toccati e tenuti, non possiamo mai essere sicuri di noi stessi emotivamente, del terreno su cui stiamo, poiché non possiamo aver fiducia che gli altri ci sorreggano. È stata la mia esperienza, come quella di altri, che le persone che non sono state sufficientemente sorrette hanno timore di cadere e si tengono rigidamente lontane dalla terra”.
The Key ritrae un momento di un essere umano così, una donna ferita, nell’istante in cui però contemporaneamente qualcosa in lei “scatta”. Keleman aggiungeva: “Guardatevi allo specchio: sentite come respirate, come state in piedi, come state seduti, come vi muovete, come parlate: è tutto lì”.
Ecco, nel mio film, la protagonista, inconsciamente intercetta (in uno specchio interiore) la sua lei più sana. Un breve momento in cui quindi una “altra lei” comincia un percorso di rassicurazione da e verso se stessa. Un cammino arduo, faticoso e frazionato da reminiscenze più o meno reali nella mente della donna danneggiata. Di fatto è la messa in scena della guarigione, dove l’ambiente naturale a mio vedere rappresenta le insidie e le manifestazioni della mente sofferente.

Cosa diresti ad una persona che si approccia per la prima volta a vedere The Key senza saperne nulla?

La prima cosa è, sii paziente, aspetta. La seconda è, guarda e stai in ascolto. Non tanto dell’audio del video, ma di quello che riverbera in te durante la visione. Ecco, non importa che tutto ti sia comprensibile, chiaro, univoco. Non essere esigente di comprensione. Immergiti tra quelle montagne, senti se lì, in qualche forma, c’è una parte di te. E chiediti: a che punto sei del tuo viaggio?

Quale secondo te è l’immagine simbolica più rappresentativa del video?

Ce ne sono due, almeno per me. La prima è quella della bambina con i palloncini, in piedi in un luogo in cui non dovrebbe essere: un deserto con l’arrivo di nubi cariche di tempesta. Per me è emblematica di un’infanzia tradita. La seconda è quella in cui la donna “interiore” arriva in prossimità delle vette innevate: nel suo sguardo di stupore, dopo la fatica, di ciò che la mente umana della donna reale è riuscita a fare nel tempo. Come a dire: era necessario tutto ciò?

michele pastrello registaMichele Pastrello

Michele, artisticamente sei un regista munito di evidente visionarietà e sensibilità e nel tempo hai raccolto in rete un discreto numero di followers del tuo lavoro. Proponi comunque video che richiedono un certo impegno e una predisposizione emotiva. Come ti spieghi la cosa?

Beh non saprei. Io credo che le persone intuiscano la bontà e l’onesta d’animo con cui cerco di essere coerente a me stesso e come, al contempo, i miei lavori siano vicini alla gente. La cosa più insolita è avere messaggi su messaggi di persone che mi scrivono condividendo con me le loro sensazioni a caldo, una volta che hanno visionato un mio video. Io mi sento impreparato, perché non è che io sia una persona risolta, anzi, ho le mie ansie, figurarsi quindi se posso dare risposte a domande esistenziali o intime. Ma questa cosa sancisce, a mio avviso, il bisogno, la necessità che hanno gli esseri umani di stabilire un contatto, di sentirsi ascoltati o poter condividere. La vita non è solitudine, ma condivisione, appartenenza.

The Key – Il viaggio

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram