Prova questa pratica psicologica di un minuto per “disintossicarti” dalla dipendenza da smartphone

Per evitare che lo smartphone prenda il controllo delle nostre giornate e del nostro tempo, possiamo mettere in pratica questo trucchetto di consapevolezza

Gli smartphone svolgono un ruolo sempre più importante nelle nostre giornate: ci permettono di essere sempre reperibili e in contatto con amici, familiari, colleghi; di immortalare momenti unici con foto e video, e di condividerli con chi amiamo; di registrare notizie, informazioni e molto altro; di lavorare da qualsiasi angolo di mondo; infine, di divertirci e rilassarci grazie a musica, video e altri contenuti digitali.

Insomma, nelle nostre mani abbiamo uno strumento piccolo, ma molto potente. Tuttavia, proprio in virtù delle innumerevoli funzioni svolte dallo smartphone, separarsi da questo oggetto diventa sempre più difficile – e questo sta avendo conseguenze negative sul nostro cervello.

Siamo sempre meno concentrati (e sempre per meno tempo), continuamente distratti dalle notifiche e da quell’impulso, ormai quasi automatico, di sbloccare lo schermo e dare una sbirciatina alle mail o ai social.

La nostra scarsa concentrazione ci rende più lenti sulle attività lavorative e meno performanti. Ma non solo: il nostro cervello è sempre meno in grado di svolgere attività complesse – come restare focalizzato sulla lettura o sulla scrittura creativa.

Inoltre, e non è una conseguenza di poco conto, siamo sempre meno connessi con il nostro presente e con ciò che stiamo facendo: lo smartphone è presente anche nelle conversazioni con gli altri, e l’ascolto del nostro interlocutore diventa spesso un’azione secondaria all’uso del cellulare.

Come lo smartphone ci rende schiavi

Secondo gli esperti, ognuno di noi controlla il proprio smartphone anche 150 volte al giorno! Se non ci credete, andate nella sezione Benessere digitale delle impostazioni del vostro dispositivo.

Lì potrete scoprire quanto tempo trascorrete con lo schermo acceso, quante volte sbloccate il dispositivo ogni giorno, quali sono le applicazioni che vi rubano più tempo: siamo certi che, di fronte all’evidenza dei fatti, sarete sorpresi del vostro stesso comportamento.

Sì, perché il nostro uso dei dispositivi tecnologici è diventato ormai inconsapevole e automatico, tanto che noi stessi non ce ne rendiamo più conto. Ma perché accade questo?

Il motivo è psicologico: ogni volta che sentiamo il trillo di una notifica, leggiamo un meme divertente o guardiamo un video, il nostro cervello riceve una piccola scarica di dopamina, l’ormone legato al piacere e alla gratificazione.

Sebbene si tratti di dopamina “a basso costo”, ovvero non rilasciata come gratificazione dopo un lavoro intenso (come avviene, per esempio, quando ci alleniamo in palestra), essa è comunque sufficiente a innescare un meccanismo di dipendenza.

In pratica, proviamo piacere nello scrollare contenuti sui social, e questo trigger è ciò che ci spinge a farlo ancora e ancora, fino a non essere più padroni delle nostre azioni. Ecco che ci ritroviamo ad aver passato due ore su TikTok o Instagram senza neppure essercene accorti.

Leggi anche: Smartphone: i pericoli di una dipendenza inconscia e ignorata da tutti in un nuovo studio

Come uscire dalla dipendenza

Eliminare lo smartphone dalle nostre vite non è la soluzione: si tratta di uno strumento che, se usato nel giusto modo, apporta notevoli vantaggi alla nostra quotidianità, ed è giusto che non vada demonizzato.

Ciò che dobbiamo modificare sono le nostre abitudini che, alla lunga, possono innescare meccanismi di dipendenza simili a quelli della dipendenza da droghe o da alcol – e in questo ci può aiutare la consapevolezza.

Lo spiega bene la giornalista e speaker Catherine Price nel suo ultimo libro “How to break up with your phone” (“Come rompere la relazione con il tuo telefono”), dimostrando come una piccola abitudine di consapevolezza ci possa aiutare a ripristinare un rapporto sano con lo smartphone.

Come abbiamo detto, troppo spesso il nostro gesto di prendere in mano lo smartphone è inconsapevole, automatico: improvvisamente ci troviamo a guardare video di gattini e di ricette senza sapere neppure noi perché.

Se ci rendiamo conto di avere il cellulare in mano e di non sapere bene cosa stiamo facendo, facciamo attenzione alle sensazioni che stiamo sperimentando:

  • Come ci sentiamo in questo momento?
  • Siamo forse tristi, nervosi o annoiati?
  • Di cosa abbiamo bisogno ora?
  • Che genere di ricompensa speriamo di ottenere?
  • Da cosa stiamo “fuggendo”?

Rispondere in modo onesto a queste domande può essere il primo modo per mettere a posto lo smartphone. Ma se questo non basta, per evitare di sbloccare il cellulare, possiamo agire direttamente sullo schermo.

Come salvaschermo, al posto di una foto del nostro cane o della nostra ultima vacanza, mettiamo una semplice domanda: “A cosa vuoi prestare attenzione?”

a cosa vuoi prestare attenzione

Chiediamoci quindi a cosa vogliamo dare il nostro tempo, la nostra attenzione e le nostre energie ogni volta che ci apprestiamo a utilizzare il cellulare: abbiamo davvero bisogno di perdere tempo sui social o di controllare quanti like  ha ottenuto il nostro ultimo post?

Oppure è più opportuno guardare fuori dalla finestra, ascoltare ciò che ci sta dicendo il nostro partner, finire di leggere quel libro che abbiamo sulla scrivania da mesi, preparare un piatto gustoso per chi amiamo?

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