12 passi per affrontare i momenti di crisi

Un processo dall'esterno all'interno, per affrontare, elaborare, sciogliere e fare tesoro dei momenti di difficoltà che la vita ci dona.

Il termine “crisi”, oramai ce lo hanno detto in tutte le salse, nel suo significato originario e più profondo indica “il momento che separa una maniera di essere o una serie di fenomeni da un’altra differente”.

Cioè rappresenta sì una fase difficile, un problema ma anche l’idea del superamento di quel problema: un modo per cambiare, per crescere. Un punto di svolta, dunque un’opportunità. Che si può affrontare “scientificamente”, a piccoli passi: 12 esattamente.

Sono quelli raccontati da Julian Sleigh in un piccolo ma prezioso libretto: “Momenti di crisi – Elaborazione di problemi personali” (Aedel Edizioni). Valgono sempre: che sia una crisi personale, relazionale, professionale oppure una situazione che non si riesce a risolvere, a comprendere.

Eccoli, in breve:

Guardare ai fatti

In altri termini: è importante fare un bell’esame di realtà e avere ben chiaro il quadro. Le cose come stanno, ora, esattamente? Per riuscire a ordinare più facilmente e chiaramente i fatti (descrivendo la situazione sia in linea generale che nei dettagli), potrà essere utile mettere tutto nero su bianco, arrivando a distinguere le situazioni dai propri sentimenti ed emozioni nei confronti di tali situazioni ed eventuali persone coinvolte.

L’obiettivo di questo “lavoro”, che richiede probabilmente tempo e revisioni, aggiustamenti, integrazioni man mano che emergono, consente di prendere maggior consapevolezza, entrare anche da “osservatore esterno” nella tua storia. Il risultato è, anche, un senso di liberazione, di leggerezza interiore.

Comprendere la causa

Il punto centrale è assumersi la propria responsabilità della situazione. Il problema è “nostro”. Certo, altri, magari anche a livelli diversi, possono aver contribuito alla “costruzione” di quel problema, oppure averlo determinato in modo significativo: ma al di là di ogni cosa, il problema è nostro. “Se entri in conflitto con qualcuno, non spostare la colpa su di lui, per quanto tu possa pensare che la colpa sia sua. Il problema che è sorto è tuo”, scrive l’autore. Non si tratta di nutrire sensi di colpa, cercare punizioni, tutt’altro, ma di riprendere la consapevolezza del fatto che il copione della nostra vita è scritto, sempre, anche da noi. E questo, a ben vedere, riduce il potere del problema e aumenta la nostra forza.

Arrivare all’accettazione

Così come abbiamo in qualche modo contribuito alla scrittura del vecchio copione che ci ha portato là dove siamo, possiamo riscriverne una nuova versione, che includa una soluzione. È qualcosa che è nelle nostre capacità e responsabilità. E se ci sono sentimenti di rabbia, stanchezza, disperazione, paura, odio, desiderio di rivalsa, poco male: sono utili; hanno un messaggio per noi che va utilizzato. La stanchezza, ad esempio, ci indica che è fondamentale prendersi una pausa: solo allontanandosi, rigenerandosi, si potrà guardare da una nuova prospettiva la situazione. La paura ci rende consapevoli della transitorietà della vita, di essere deboli e bisognosi di aiuto: questo rende più permeabili al cambiamento, ad entrare in una nuova rete di relazioni costruttiva; ci permetterà di comprendere poi meglio anche gli altri.

Nulla succede per caso

Il passo successivo è comprendere qual è il significato specifico per noi, in quel momento della nostra vita. “Nulla succede per caso” significa che, quantomeno in una visione spirituale, ogni evento della vita ci viene incontro per il nostro bene: e ogni crisi, in modo particolare, porta con sé un insegnamento preciso, una spinta alla svolta, a crescere e comprendere cose nuove, a sviluppare diverse forze di amore, pensiero e azione.

Scavare nella propria interiorità

Nei momenti di difficoltà i nostri valori, le nostre credenze, vengono messi a dura prova; le nostre fragilità messe a nudo. È un tempo potente per rimettere in discussione, comprendere e andare a fondo, vedere quali sono i vecchi schemi (oramai inutili o adottati per compiacere persone e “ambienti”). Si prepara così il terreno per la svolta.

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Accettare il cambiamento

Se il passato ci ha portato in una situazione di fatica, dolore, mancanza, insomma in una crisi, per cambiare direzione è necessario un cambiamento. Non è sempre facile scegliere e riscegliere secondo una nuova e personale autenticità, lasciare andare il noto e comodo (quelle modalità che spingono, forti, per ritornare a dirigere la nostra vita) per il nuovo e sconosciuto Sè, che si sta disvelando. Bisogna voler cambiare e accettare lo sforzo necessario per uscire dalle vecchie “abitudini” e affrontare un “giorno nuovo”.

La programmazione

Perché la svolta sia costruttiva serve, per cominciare, un obiettivo chiaro: consente di non navigare a vista ma di andare in una chiara direzione, quella del superamento della sfida che il problema ha portato nella vita. “Se la crisi è di vasta portata, anche il tuo progetto dovrà esserlo. Se il tuo problema è nato da qualcosa di più specifico, il tuo obiettivo può dover essere indirizzato ad un particolare aspetto del tuo comportamento”, precisa Julian Sleigh. E poi, mete raggiungibili: un passo dopo l’altro, i traguardi pianificati devono sì andare verso l’obiettivo ma essere fattibili, e dipendere unicamente dal nostro impegno, dal nostro lavoro. A proposito: le scadenze possono essere flessibili, perché spesso il lavoro personale richiede sviluppo interiore ed è un viaggio che può richiedere il suo tempo.

Guardare al futuro

Quel che è stato è stato. Il presente consente di preparare il futuro: che è il tempo che ci chiama, che ci aspetta e – con la consapevolezza maturata lo sappiamo – dipende, anche, molto, da noi. Per farlo possiamo acquisire abitudini nuove, atteggiamenti positivi, uscire dalle aspettative, guarire le ferite che portiamo ancora dentro, sviluppare una nuova capacità d’amare e riconoscere il dono profondo di ogni esperienza.

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Il tempo del perdono

L’elaborazione dei fatti, la comprensione del senso all’interno della propria storia e in un’ottica evolutiva, la definizione di una strategia di cambiamento alla luce delle nuove consapevolezze permettono di arrivare, con un animo diverso, al tema del perdono. Potrebbe essere necessario perdonare se stessi, perdonare gli altri (fare pace con chi si è trovato con-causa in quella situazione) e, anche, chiedere perdono agli altri.

È un processo delicato che può far comprendere le conseguenze dei nostri comportamenti: molto spesso infatti feriamo o veniamo feriti anche senza che ci sia – tra le parti in gioco – la volontà di fare del male. Per evitare il rischio possiamo imparare a portare il pensiero anche nelle azioni, perché i nostri comportamenti e le nostre parole contengano una volontà di rispetto e creatività costruttiva.

Finalmente, la gratitudine

Il passo è importante, non banale: riuscire ad essere grati per come le cose sono andate. Accettare quel che è stato, quello che ha portato e quello che deve avvenire: si tratta di un vero e proprio rovesciamento del pensiero. “Il genio della lingua inglese lo esprime passando da un chiaro pensare – thinking – ad un sentimento caldo del cuore nel ringraziare – thanking“, sottolinea Sleigh. Quindi “pensare” diventa “ringraziare” quando c’è accoglienza e comprensione che ogni evento della nostra vita ha qualcosa di positivo proprio per noi, qualcosa di cui avevamo davvero bisogno e che diversamente non avremmo mai incontrato.

Arriva la gioia

Il percorso per uscire da un momento difficile e farne tesoro è impegnativo, talvolta può diventare doloroso ma arriva un momento in cui alla pesantezza succede la leggerezza. Nel cuore sgorga uno stato che si può definire gioioso: di una felicità che è consapevolezza, che espande, che anima profondamente poi la comprensione che diventa “rivelazione”, nuova verità. E può riempire ogni spazio personale di un’aria nuova.

Andare in pace

Si può, consapevolmente, onorare il percorso fatto e poi proseguire, di conseguenza nella vita. La pace interiore (che va – con una precisa volontà e attenzione – nutrita e sostenuta con preghiere, meditazioni, azioni costruttive per il bene individuale e collettivo) consente un modo diverso di guardare e stare nella vita. Ed è, finalmente, la svolta che diventa seme per nuovi frutti.

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