Slow life: l’arte di rallentare per vivere meglio

Rallentare per vivere meglio. "Slow life" come paradigma per recuperare significato, bellezza, creatività e autenticità della vita.

Rallentare per vivere meglio. “Slow life” come paradigma per recuperare significato, bellezza, creatività e autenticità della vita.

Viviamo sempre di corsa: presi dalle scadenze, dal rispetto degli orari, nella frenesia delle cose da sbrigare tra casa e lavoro, contatti esterni e relazioni familiari, necessità da espletare e bisogno di evasione. Non c’è mai tempo per fare tutto e, quando si fanno le cose si è spinti nella velocità: per riuscire a fare tutto. Sempre proiettati nel futuro, si perde il contatto con il presente.

Nessuna sorpresa, quindi, che una delle patologie sempre più diffusa sia lo stress: le nostre giornate, l’ambiente culturale ed economico mainstream in cui siamo immersi cercano di imporci un modello di vita, lavoro, realizzazione e successo che, nei fatti, è sempre più anti-umano. Punta al risultato e non si preoccupa – in modo etico – del processo.

Così non resta che cercare di sopravvivere come si può: il nostro corpo fa la sua parte. Reagisce, ci sollecita ma ad un certo punto diventa troppo. E per troppo tempo. Entra in carenza di risorse. Non ne può più: ed ecco lo stress, la stanchezza, la fatica. E, anche come reazione, il bisogno esasperato di attività liberatorie eccessive o l’individualismo secondo i modelli competitivi, aggressivi, imperanti.

La soluzione non sono le tecniche di rilassamento. Non sono le vacanze. Certo, funzionano, eccome. Ma è bene considerarle solo un rimedio da utilizzare “al bisogno”. Quello che serve davvero non è una “medicina” che annulli o sposti il problema ma un vero cambio di paradigma. Una diversa prospettiva con cui guardare alla vita e così orientare, per quanto possibile (e sempre di più) le proprie scelte. Slow.

È quanto propone “Slow Life – L’arte di rallentare per vivere meglio” (Cindy Chapell, Edizioni Il Punto di Incontro). Avete presente la Tartaruga di Bruno Lauzi che andava veloce veloce e solo quando, costretta dalla “ammaccature” della vita, ha rallentato ha iniziato a trovare la felicità, fatta di relazioni, bellezze mai viste, cibo sano e ritmi corretti?

Ecco, in estrema sintesi, è tutto qua. “Tutto qua” si fa per dire, naturalmente; ispirata dal movimento slow food, questa filosofia di vita permette di rallentare i ritmi, riscoprire i valori fondamentali, concedersi la libertà di ascoltare se stessi e il proprio corpo, aprirsi davvero agli altri, ricaricarsi nella natura, mangiare sano, rivedere i propri ritmi di lavoro e le proprie scelte, ricentrarsi senza essere egocentrici. E poi, ancora: offrirsi più libertà, sperimentare strade nuove, darsi delle pause solo per pensare, consumare meno e meglio, tendere alla semplicità.

Come per la Tartaruga, si tratta di riappropriarsi in modo consapevole della propria vita e onorare la propria natura umana. Darsi e prendersi tempo. Non si parla solo di benessere fisico e psicologico; in ballo c’è molto di più: solo nella bellezza e nella capacità di stare nel presente, nello spazio dilatato del qui-ed-ora, possiamo ritrovare le nostre qualità più profonde, dare spazio alla creatività, costruire relazioni significative, sviluppare le nostre capacità empatiche e di cuore, entrare in contatto autentico con la Natura, sentire il respiro del cielo e la sacralità implicita nella connessione con quanto ci circonda.

Con costanza e determinazione (necessarie, quando tutto intorno ti vorrebbe “andale, andale!”, uno Speedy Gonzales sempre di corsa), diventare slow è un cammino: un processo graduale, un passo dopo l’altro assaporato fino in fondo. E trasformante.

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