Nella sindrome di Rebecca il fantasma degli amori passati è sempre presente, proprio come nel film di Hitchcock "Rebecca - La prima moglie", da cui prende il nome
Avete mai sentito parlare della Sindrome di Rebecca? Si tratta di una forma di gelosia retroattiva caratterizzata dall’ossessione per il passato sentimentale del proprio compagno o della propria compagna. Il nome è tratto dal romanzo di Daphne du Maurier “Rebecca, la prima moglie”, che Hitchcock portò sul grande schermo nel film Premio Oscar omonimo.
Nel romanzo la protagonista, in seguito al matrimonio con un nobile vedovo, inizia a provare una gelosia patologica nei confronti dell’ex moglie defunta, Rebecca, morta in circostanze misteriose. Esattamente quello che accade a chi soffre di questa sindrome, che può riguardare sia ex defunti che persone ancora in vita.
Sindrome di Rebecca: cause
Ma quali sono le cause che inducono le persone a provare gelosia ossessiva nei confronti degli ex o delle ex? Secondo gli psicologi vanno rintracciate soprattutto nella bassa autostima e in una forte sensazione di inferiorità che convince la persona di non essere all’altezza delle vecchie storie del partner.
Ma possono entrare in gioco anche il fatto di non sentirsi esclusivi, soprattutto negli uomini, unito all’orgoglio e alla convinzione di poter dominare e possedere la partner. Generalmente è molto accentuata anche la paura dell’abbandono.
Sindrome di Rebecca: come si manifesta
Chiunque provi questo tipo di gelosia, accumula molta rabbia nei confronti delle precedenti relazioni, immagina chissà quali scenari ambientati nel passato del partner, teme eventuali ritorni di fiamma, è sospettoso e prova un forte senso di inadeguatezza.
Può addirittura arrivare a controllare le relazioni sociali dell’altro, a fare paragoni e ricatti affettivi ponendo continue domande, minando le fondamenta stesse della relazione. Forte ansia, irritabilità, nervosismo, tristezza, rabbia sono all’ordine del giorno.
Di certo questa sindrome non può essere sottovalutata perché può diventare davvero pericolosa.
FONTE: VirtualPsychCentre
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