La troppa felicità può provocare malattie cardiache proprio come un grande dolore. Parola di un team di ricercatori che sulla rivista scientifica European Heart Journal ha descritto la sindrome del cuore felice o 'takotsubo'.
La troppa felicità può provocare malattie cardiache proprio come un grande dolore. Parola di un team di ricercatori che sulla rivista scientifica European Heart Journal ha descritto la sindrome del cuore felice o ‘takotsubo’.
Lo studio è stato condotto su nove paesi tra cui l’Italia ed è stato coordinato da Jelena Ghadri del Policlinico Universitario di Zurigo secondo cui, la felicità può spezzare il cuore e causare un problema con sintomi somiglianti a quelli dell’infarto, la cosiddetta sindrome da crepacuore o “cardiomiopatia di Takotsubo”.
Questa sindrome è stata scoperta in Giappone negli anni Novanta e consiste nella deformazione improvvisa del ventricolo cardiaco sinistro che assume la forma del cestello per la pesca dei polipi che in giapponese si dice Takotsubo. Si manifesta con sintomi simili a quelli dell’infarto: dolore toracico, difficoltà respiratorie, alterazioni del ritmo cardiaco.
Gli studiosi hanno preso in esame 1750 casi, nella stragrande maggioranza l’attacco di cuore era dovuto a un avvenimento triste ma nel 4% lo stimolo ricevuto era di tipo positivo: come il matrimonio di un figlio, un anniversario, la nascita di un figlio o la vittoria della squadra del cuore.
A essere maggiormente colpite dalla sindrome di Takotsubo sono state le donne: 65enni quelle dove l’infarto è stato provocato da un evento triste, 71enni da una gioia molto forte.
Abbiamo dimostrato che i fattori scatenenti della TTS possono essere più vari di quanto si pensasse. La malattia puo’ insorgere anche dopo un’emozione positiva. I medici dovrebbero essere consapevoli di questo. Davanti a un paziente che arriva in pronto soccorso con segni di un attacco di cuore, come dolori al torace e affanno, dovrebbero valutare una possibile TTS anche se la persona ha vissuto un’esperienza felice, proprio come farebbero se il paziente avesse subito un’emozione negativa”, spiega Jelena Ghadri, medico dell’ospedale universitario di Zurigo
Secondo i ricercatori questa nuova scoperta amplia la conoscenza sulla sindrome e quindi ne agevola la diagnosi.
Dominella Trunfio
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