Sei un accumulatore seriale come il 5% delle persone? 3 modi per capirlo (al di là del disordine in casa)

Un esperto rivela i principali segnali d'allarme che indicano che hai un problema nel lasciare andare gli oggetti, una condizione è molto più comune di quanto la gente possa pensare

L’espressione “accumulatore seriale” viene spesso usata impropriamente, con leggerezza, senza pensare che essa si riferisce a un vero e proprio disturbo psichico che può trasformarsi in un limite invalicabile per chi ne soffre e che interessa molte più persone di quanto si possa pensare.

Sì, perché accumulare in modo compulsivo oggetti di qualsiasi natura, essere incapaci di buttar via ciò che non serve più o di fare decluttering, continuare a conservare cose che non si utilizzano solo perché prima o poi potrebbero servire sono tutti segnali di una vera e propria malattia, la disposofobia.

Ognuno di noi è un po’ accumulatore, e tende a conservare anche oggetti inutili o rotti perché fatica a distaccarsene. Ma quali sono i segnali di un disturbo psicologico grave, da non sottovalutare?

Li rivela il dottor David Tolin, esperto dei disturbi comportamentali, in una recente intervista .

Il profilo dell’accumulatore seriale

Solo negli Stati Uniti, circa 19 milioni di persone soffrono di un disturbo da accumulo e molte di esse necessitano di un aiuto professionale per superare la condizione comportamentale, a volte per salvarsi la vita.

Si stima che, in tutto il mondo, gli accumulatori patologici rappresentino circa il 5% della popolazione – anche se su questo disturbo resiste ancora lo stigma del pregiudizio e dell’imbarazzo, e molte persone affette dalla patologia si nascondono e scelgono di non curarsi.

Il disturbo da accumulo è una condizione psichiatrica caratterizzata da un’estrema difficoltà a scartare o lasciare andare in altro modo i propri beni. Questo fa sì che il disordine si accumuli fino al punto in cui le zone giorno della casa non sono più utilizzabili per lo scopo previsto.

Non si tratta, quindi, di essere disordinati o collezionisti nostalgici, ma di un’incapacità patologica a lasciar andare le cose che non servono più e che dovrebbero essere buttate – come confezioni vuote, oggetti rotti, riviste vecchie, soprammobili e tutto quello che fa parte della nostra quotidianità materiale. Nei casi più gravi, chi soffre di questa patologia arriva a conservare perfino capelli, unghie, escrementi e addirittura cadaveri dei propri animali domestici defunti.

Questo fa sì che il disordine si accumuli fino al punto in cui le zone giorno della casa non sono più utilizzabili per lo scopo previsto: gli accaparratori patologici, insomma, si affezionano talmente tanto ai loro beni da rendere spesso le loro case invivibili o insicure.

Il disturbo da accumulo insorge in età adulta e peggiora con l’invecchiamento ma, solitamente, i primi segnali latenti della patologia sono presenti fin dall’infanzia – e una diagnosi precoce può migliorare molto la qualità della vita del paziente.

I 3 tipi di attaccamento agli oggetti

  • Attaccamento sentimentale: la persona associa un oggetto a un momento piacevole della sua vita o a una brava persona, quindi fatica a lasciarlo andare
  • Attaccamento basato sull’utilizzo (potenziale): la persona pensa che un certo oggetto potrebbe tornare utile nel futuro, a sé o a qualcun altro, e per questo è restio a buttarlo o darlo via; questo vale soprattutto per vestiti e accessori, ma anche riviste, utensili della cucina, libri, oggetti tecnologici
  • Attaccamento estetico: la persona resta attaccata ai propri oggetti per le loro proprietà estetiche, per la loro bellezza piuttosto che per la loro funzionalità.

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