A scuola ci insegnano il valore della puntualità e proprio questo è il momento in cui iniziamo ad associare l'essere in ritardo a significati negativi. Se non siamo puntuali veniamo etichettati come pigri, disorganizzati e maleducati. Alcuni studi provano a dimostrare che il reale motivo è in realtà un altro. Vediamo insieme di quale si tratta.
Perché esistono persone che sono sempre in ritardo e ci lasciano ad aspettare per ore? Da cosa dipende la puntualità? Non riuscire a rispettare l’orario significa rimanere sempre un passo indietro rispetto agli altri? Alcuni studi provano a dimostrare che il reale motivo è di fatto un altro. Vediamo insieme di quale si tratta.
A scuola ci insegnano il valore della puntualità e proprio questo è il momento in cui iniziamo ad associare l’essere in ritardo a significati negativi. Se non siamo puntuali veniamo etichettati come pigri, disorganizzati e maleducati. Ma è davvero così? Non rispettare l’orario significa davvero non rispettare le persone e gli impegni? Ed è così in tutto il mondo?
Spiegare perché alcune persone sono più spesso in ritardo di altre può essere in parte dovuto ai nostri tratti della personalità, secondo David Robson, autore di The Expectation Effect. In pratica abbiamo una diversa percezione del tempo che cambia nella maggior parte delle persone. Ma non si tratterebbe sempre di maleducazione o comportamento sconsiderato, può essere invece qualcosa di molto più profondo, come ha evidenziato anche Laura Clarke in un suo interessante articolo sulla bbc che ripercorre una sorta di psicologia del ritardo. In particolar modo le differenze di personalità potrebbero dettare il modo in cui viviamo lo scorrere del tempo.
Proprio in questa ottica uno studio del 2001 condotto da Jeff Conte, professore di psicologia alla San Diego State University ha dimostrato come le persone ambiziose e competitive, ad esempio, tendessero ad essere in anticipo al contrario di quelle più creative e riflessive per le quali il tempo sembrava scorrere più lentamente: il ricercatore ha separato i partecipanti in persone di tipo A (ambiziose, competitive) e di tipo B (creative, riflessive, esplorative) chiedendo loro di valutaree, senza orologi, quanto tempo fosse passato trascorso un minuto. Le persone di tipo A sentivano che era passato un minuto quando erano trascorsi circa 58 secondi. I partecipanti di tipo B sentivano che era passato un minuto dopo 77 secondi.
Dello stesso parere anche La prospettiva temporale di Zimbardo Inventory (ZTPI), che, invece, indicizza le differenze individuali nelle prospettive temporali in cinque categorie e ciascuna di queste farebbe propendere o meno ad essere in ritardo:
- passato-negativo,
- passato-positivo,
- presente-fatalistico,
- presente-edonistico
- futuro.
Secondo questo paradigma, viviamo tutti in una di queste categorie anche se le “prospettive temporali” si riferirebbero solo alle culture incentrate sull’orologio, quindi, soprattutto, quelle occidentali.
Il motivo della ricerca è incentrato sul perché queste prospettive temporali sono associate a molte azioni e decisioni che prendiamo ogni giorno, oltre a molti sintomi che sperimentiamo durante la nostra quotidianità, spiega la Dott.ssa Jolanta Burke, psicologa e docente senior presso il Centro per la psicologia positiva e la salute presso RCSI.
Zimbardo, dunque, suggerisce che coloro che sono focalizzati sul futuro sono anche meno propensi ad essere in ritardo. Le persone orientate al presente, invece, sono quelle più inclini al ritardo.
Ma come si fa a cambiare l’abitudine del perenne ritardo?
La ricerca purtroppo non spiega quali sono i processi che dobbiamo applicare su noi stessi per migliorare questo aspetto. Sicuramente un’attitudine più incline all’adattamento può aiutare a vivere in maniera più puntuale.
Rana Khan, uno psicoterapeuta di Toronto, afferma che esistono diverse ragioni per le quali le persone assumono questo comportamento, spesso incolpando la pigrizia o la mancanza di motivazione; tuttavia, sembrerebbe non essere questo il reale problema.
Secondo Khan la comunicazione è la chiave per risolvere il problema. Lo psicoterapeuta, infatti, ritiene che sia necessario aiutare il ritardatario ponendogli una serie di domande che lo aiuterebbero a capire qual sia il reale motivo di questa abitudine, che crea malessere soprattutto a chi ci sta intorno, oltre a problematiche come mancate prenotazioni.
Essere in ritardo è visto come un tratto negativo e maleducato, gli esperti, però, hanno detto che in realtà non è così.
La psicoterapeuta Somia Zaman, specializzata in terapia cognitivo-comportamentale e desensibilizzazione e rielaborazione dei movimenti oculari (EMDR) afferma che, quando le persone sono in ritardo, né lo fanno volontariamente, né si preoccupano di creare un malcontento nel prossimo. Alcuni individui sono ottimisti nati e ritengono di poter gestire con successo più cose contemporaneamente. Questa tipologia di viene definita “over scheduler” e tendono a sovraccaricarsi di impegni, programmandone uno in immediata prossimità dell’altro.
L’esperta di gestione del tempo e Direttrice di The One Moment Company, Carmel Moore, ritiene, invece, che le persone possano assimilare questo aspetto comportamentale dai genitori che, a loro volta, non mai rispettato gli orari prestabiliti, come, ad esempio, andare a prendere il figlio a scuola in ritardo.
Diversi studi, dunque, cercano di capire il perché del frequente ritardo di alcune persone e molte sono le ipotesi. Tuttavia, ciò che è certo è che non dobbiamo arrabbiarci per il ritardo di un nostro conoscente, dal momento che è sempre bene tenere presente l’esistenza di un buon motivo dietro questo, a volte, irritante, comportamento. Gli studiosi e gli esperti, dunque, consigliano di cercare di entrare in empatia con il ritardatario cronico e di chiedere sempre quale sia stata la vera motivazione del mancato appuntamento.
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