Come diventare ricchi cambiando i nostri atteggiamenti mentali. Un libro suggerisce la strada, pratica, per cambiare punto di vista.
William James, docente ad Harvard e padre della psicologia americana, disse: «La scoperta più importante della mia generazione è che gli esseri umani possono modificare la loro vita cambiando il loro atteggiamento mentale». Anche a proposito della ricchezza.
Sempre, pure se non ce ne rendiamo conto, quello che pensiamo di poter o non poter fare, le mete che ci prefiggiamo o che escludiamo, sono strettamente determinati dalle nostre credenze e dal modo in cui guardiamo il mondo: ereditati dalla nostra genealogia, appresi attraverso esperienze personali (che, in ogni caso, dipendono sostanzialmente dal nostro modo di porci nel mondo e quindi dai modelli e dalle credenze appresi in famiglia), determinati dal nostro ambiente sociale e culturale o addirittura iscritti nel nostro Dna (uno studio ad esempio ha dimostrato, ad esempio, che la capacità di raggiungere gli obiettivi viene ereditata biologicamente). Ecco perché… piove sempre sul bagnato, qualunque cosa si intenda per “bagnato”.
La cosa scorre liscia come l’olio, è perfetta se tutto il nostro “imprinting” è orientato al successo, all’abbondanza. In caso contrario, uscire dal proprio atteggiamento mentale è assolutamente possibile ma non semplice. O meglio: richiede uno sforzo attivo, costante, una vigilanza continua. Insomma, un lavoro di sviluppo personale. E serve tempo.
Quando poi parliamo, nello specifico, di ricchezza e lavoro, tutto – intorno – ci dice che bisogna lavorare molto – in termini orari – per poter “portare a casa la pagnotta”; le leggi del mercato (che mostra aspetti sempre più predatori) spingono verso un abbassamento del riconoscimento economico e dei diritti acquisiti a fronte di un aumento di ore impegnate (eppure, chiaramente, è un’aberrazione: con lo stile di vita moderno e gli sviluppi della tecnologia si dovrebbe poter vivere tutti meglio, lavorando di meno a parità di stipendio e avendo più tempo per se stessi).
Come cambiare atteggiamento mentale, come uscire da questi paradigmi che paiono ineluttabili? Leggere in modo saggio e critico “Autostrada per la ricchezza” (linkaffiliazione), può essere un primo utile passo. Scritto da MJ De Marco (ed edito da Libreria Strategica), in poco meno di 500 pagine spiega come vivere “da ricco per sempre” anche se non è questo il punto vero: il nocciolo centrale è, invece, cambiare prospettiva e agire. Non aspettare e impegnarsi. Non fermarsi alle apparenze e misurarsi diventando imprenditori di se stessi.
Per entrare nel pratico, ecco cinque della quaranta linee guida che ognuno dovrebbe tenere sempre presenti:
- Non scambierò il mio tempo per denaro
- Non seguirò la strada del denaro ma quella dei bisogni
- Non farò quello che fanno tutti gli altri
- Non creerò un’impresa ma un marchio
- Non vivrò al di sopra dei miei mezzi ma cercherò di espanderli
Il maggior vantaggio di questo libro è che aiuta a fare il salto, ad aprire la mente. Non è poco. L’approccio che propone, sempre, aiuta a svincolarsi dalle gabbie delle nostre credenze più dure a morire, quelle legate alla possibilità di abbondanza sia economica che di tempo libero. Ricco di consigli pratici (e di buon senso!) nonché di riflessioni a più ampio raggio, va prima “digerito” – in modo da poterlo integrare, lasciarsi ispirare – e poi “ritarato” sui propri valori, sui propri talenti. Calato nella propria realtà.
Senza attingere alla conoscenza dei Maestri di ogni tempo, è chiaro che la ricchezza non fa la felicità, non è la vera meta della nostra esistenza, non è quello a cui siamo chiamati. Ma è un mezzo, uno strumento: possiamo scegliere cosa farne. Possiamo far tesoro di regole imprenditoriali consolidate ed efficaci per costruire nuove ricchezze in modo etico: creando attività di valore, in grado di produrre non solo benessere e ricchezza a noi ma anche benefici per la società, per il pianeta.
Incredibile quante cose si potrebbero fare, onorando la ricchezza, cambiando punto di vista e credenze e cominciando ad agire.
Anna Maria Cebrelli