Non abbiate paura di troncare le relazioni tossiche (anche con i membri della famiglia)

Se vivi una relazione tossica con un membro della tua famiglia non aver paura di allontanarlo, a volte è meglio così per tutti.

Di solito quando pensiamo alla famiglia immaginiamo un ambiente sicuro, protettivo, dove rifugiarsi in caso di bisogno, su cui riporre la massima fiducia. Ma non è sempre così. Ci sono familiari tutt’altro che amichevoli, persone ostili e offensive che vanno tenute a bada se non, nei casi più estremi, allontanate.

Non è facile farlo perché spesso in famiglia subentrano sensi di colpa, soprattutto se si tratta di figure particolarmente vicine come i genitori o, d’altra parte, gli stessi figli.

Purtroppo, quando i familiari non sono persone equilibrate e sane, capita che compromettano la salute mentale e fisica di chi li circonda. In altri casi, quando le idee sono troppo diverse dall’ambiente familiare in cui si è cresciuti, si corre il rischio di lasciarsene risucchiare, specialmente se vengono imposte in modo autoritario.

Se poi di mezzo ci sono un padre o una madre tossici, o anche un figlio negativo e abusante, quindi figure particolarmente intime, è molto doloroso ammetterlo e agire di conseguenza, ma può rivelarsi di vitale importanza.

La psicologa Sherrie Campbell, nel suo libro “But It’s Your Family: Cutting Ties With Toxic Family Members and Loving Yourself in the Aftermath” (linkaffiliazione), spiega che i familiari tossici si possono perdonare ma questo non significa che sia bene riconciliarsi con loro perché, anzi, la riconciliazione di solito fa riemergere gli abusi. Ed è quindi meglio amare quei membri della famiglia a distanza “di sicurezza”.

Prendere una posizione netta è infatti fondamentale in alcune circostanze, per esempio nei casi di abuso e manipolazione fisica, mentale, verbale, sessuale o emotiva, che sia evidente o nascosta ma tale da far vivere le vittime in uno stato di continua ansia. O nei legami che causano troppo stress influendo negativamente sugli altri settori di vita, perché richiedono continue spiegazioni o obbligano a stare costantemente sulla difensiva.

Idem per quanto riguarda i legami unilaterali dove qualcuno dà tutto se stesso e qualcun altro nulla, in cui prevale chiaramente l’interesse personale, o dove ci sono forme di intimidazione.

Perché spesso, purtroppo, i familiari tossici, a meno che non intraprendano consapevolmente un percorso di crescita, rimangono tali anche se cerchiamo di cambiarli. E per quanto spiacevole sia ammetterlo, la famiglia non è sempre il luogo dell’amore incondizionato, ci sono legami di sangue che nulla hanno a che vedere con il rispetto. Legami che non siamo tenuti necessariamente a portare avanti, specialmente se ci feriscono e ci rendono profondamente infelici, come suggerisce la Campbell nel suo libro.

Tuttavia, non bisogna nemmeno confondere il legittimo desiderio di serenità personale con l’egoismo. La solidarietà è importante in famiglia come in amicizia e in tanti altri ambiti esistenziali, purché determinati limiti non vengano superati e non venga mai meno il rispetto reciproco.

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