Perdere i genitori può essere davvero traumatico e niente sarà più come prima dopo la loro morte, ma questo non significa che la vita non vada avanti.
Perdere i genitori è una delle esperienze più traumatiche della vita, soprattutto se la morte sopraggiunge quando ancora non sono troppo anziani. Perché quando la vita giunge al termine per via dell’età avanzata, è più facile accettare la perdita. In tutti gli altri casi il dolore può davvero essere troppo grande da sostenere.
Eppure prima o poi i nostri genitori ci lasceranno, proprio loro che spesso ci hanno supportato nei momenti di disagio, che ci hanno cresciuto quando ancora eravamo piccoli, che ci conoscono fin troppo bene, che probabilmente ci hanno offerto le loro parole di conforto in molteplici occasioni.
Uno studio che ha preso in esame 8.865 adulti dei due sessi ha evidenziato quanto la morte dei genitori abbia un impatto enorme sulla qualità di vita dei figli. E la ricerca in questione ha anche rilevato delle differenze tra maschi e femmine: la morte del padre, a quanto pare, è vissuta più negativamente dai figli, mentre la morte della madre provoca un impatto più negativo sulle figlie, sebbene in generale la perdita dei genitori, a livello fisico, crei più problemi agli uomini che alle donne.
Ma perché è così traumatico? Perché con la loro morte oltre a perdere delle persone a cui abbiamo voluto un gran bene, il bambino che c’è in noi è destinato a trasformarsi per sempre, e questo improvviso cambiamento può creare un senso di insicurezza, vulnerabilità, paura, tristezza, perché ci fa sentire privati di protezione. E con loro si perde anche l’amore incondizionato, che a sua volta ci fa sentire al sicuro.
Nonostante ciò, la vita va avanti, sebbene sia giusto trascorrere un periodo di inevitabile sofferenza, in cui ci si sente così affranti da credere di non potersi più rialzare.
Ma poi ci si rialza, e da figli si diventa adulti a 360 gradi, innescando una trasformazione interiore profonda, che può comportare dei cambiamenti persino nel modo in cui ci rapportiamo con gli altri, come sottolinea il Dott. Marco Salerno in un articolo dedicato all’argomento. Metamorfosi che può, se vissuta costruttivamente, far emergere l’altruismo e un nuovo atteggiamento verso la vita, più consapevole e maturo.
Con il tempo si capisce che la morte è inevitabile, che bisogna farci i conti e che la vita, di conseguenza, è più preziosa di quanto si pensi. A volte sono proprio le perdite più importanti a risvegliare in noi la forza di osservare il mondo da nuove prospettive.
Ed ecco che un dispiacere profondo, una volta metabolizzato, può addirittura trasformarsi in un’occasione di crescita e nuova consapevolezza, senza nulla togliere al dolore, che va vissuto fino in fondo.
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