Fare il papà è il mestiere più difficile del mondo

Ogni uomo può essere un padre. Ci vuole una persona speciale per essere un papà. 9 errori che un genitore dovrebbe evitare

Fare il papà è il mestiere più difficile del mondo. La paternità è un viaggio meraviglioso, impegnativo ed emozionante, che porta inevitabilmente a commettere degli errori involontari nei confronti dei propri figli.

Come si può affrontare al meglio il ruolo di padre, evitando i classici sbagli in cui ogni genitore incappa?

Fare il genitore è davvero il mestiere più difficile del mondo. Bisogna insegnare ai figli a esprimere al meglio il loro potenziale, a mettere in pratica i talenti, a dare il massimo per avere successo a scuola, nello sport, nella vita”, spiega Roberto Re, il mental coach più famoso d’Italia.

Sì, perché bisogna essere dei “genitori coach” per i nostri figli, come racconta il libro “Genitori Coach”, edito da Mondadori, che aiuta proprio a capire come fare per guidare i propri figli, adeguandosi con positività, piuttosto che ermetismo, ai cambiamenti.

Ogni uomo può essere un padre. Ci vuole una persona speciale per essere un papà.

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“Deve essere lui in prima persona a mostrare sicurezza e a uscire dalla cosiddetta comfort-zone, accettando nuovi punti di vista o sperimentando nuovi comportamenti” – aggiunge Stefano Denna, autore del libro, che ha stilato una lista dei nove errori che un genitore dovrebbe evitare.

9 errori che un genitore dovrebbe evitare:

1. Valutare il proprio figlio solo per i successi: gratificandolo per ogni risultato positivo senza dare eccessiva importanza ai successi, altrimenti potrebbe averne bisogno per sentirsi bene.

2. Confondere l’amore con la preoccupazione: amare e sostenere il proprio figlio cercando di trovare un equilibrio in questo mix di sentimenti, in cui anchela preoccupazione ha un ruolo. Se si è pervasi dalla paura di perdere, di sbagliare o di fallire, si rischia di spingere anche il proprio figlio a focalizzarsisu queste sensazioni, spingendolo a diventare insicuro e ansioso.

3. Mettere un figlio a confronto con se stesso o con gli altri: stimolare un figlio significa prendere unicamente luistesso come unico riferimento. Metterlo a confronto con i propri successi passati potrebbe creare tensioni e frustrazioni.

4. Imporre il proprio modello del mondo: evitare di imporre ai figli la vita che si ha in mente per loro, l’obbiettivo non deve essere quello di creare un “clone” di se stessi, bensì quello di aiutarlo a esprimere al meglio la sua unicità.

5. Essere superficiale: non dare mai nulla per scontato, verificare che il proprio figlio abbia compreso ciò che si pensa di aver comunicato; molti problemi nascono proprio da fraintendimenti.

6. Non credere ai suoi sogni: sostenerlo anche quando si sente rassegnato e pessimista, lasciare che scopra da solo quanto possa essere dura e impegnativa ogni singola giornata.

7. Agire per conto del proprio figlio evitandogli i problemi: sbagliare – per un figlio- è il miglior modo per imparare. Ogni volta che il genitore fa un’azione al suo posto, limita la sua crescita.

8. Essere reattivo: “Reagire” è diverso “da agire”, non confondere la passione con la rabbia e impegnarsi a rimanere calmo proprio quando il contesto lo rende difficile.

9. Non mantenere le promesse: se un figlio perde la fiducia nei confronti di un genitore è un grosso problema, è sempre meglio non promettere qualcosa che potrebbe non essere mantenuta.

Il libro “Genitori coach. Come guidare i propri figli e aiutarli a esprimere al massimo il loro potenziale” di Stefano Denna è disponibile su Amazon

Illustrazioni di Snezhana Soosh

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