Ora è ufficiale! I traumi relazionali infliggono ferite al nostro cervello (e non solo alla nostra anima)

Uno studio dell'Università di Bergamo rivela le dinamiche che avvengono nel cervello quando vivismo dei traumi relazionali

Le esperienze traumatiche che occorrono nella nostra vita possono lasciare cicatrici profonde non solo nel nostro animo, ma anche nel nostro cervello. Ciò vale soprattutto per i traumi connessi alle relazioni sociali.

Lo dimostra un innovativo studio condotto dall’Università degli Studi di Bergamo e appena pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry che ha analizzato gli effetti di diversi tipi di traumi sul nostro cervello.

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Lo studio

Diversi tipi di esperienze traumatiche sono coinvolti nello sviluppo del sé e nelle manifestazioni psicopatologiche del disturbo da stress post-traumatico.

La ricerca, coordinata dai professori Andrea Scalabrini e Clara Mucci, ha dimostrato come il cervello delle persone che hanno subito traumi relazionali elabori le emozioni in modo differente rispetto a chi ha subito traumi di altra natura (non connessi alle relazioni).

Per comprendere meglio i risultati dello studio, è fondamentale spiegare meglio quale sia la distinzione tra traumi relazionali e traumi non relazionali:

  • nei traumi relazionali (come abusi fisici, emotivi o sessuali da parte di persone care), la ferita si intreccia con il senso di sé e con la fiducia negli altri: questo può portare a profondi disturbi dell’attaccamento e a difficoltà nelle relazioni future
  • i traumi non relazionali, invece, derivano da eventi esterni come incidenti, disastri naturali o violenze casuali; seppur meno improntati sulla dimensione relazionale, possono comunque avere un impatto significativo sulla percezione di sé e sul benessere emotivo.

Per indagare le differenze tra i due tipi di trauma, i ricercatori hanno utilizzato la tecnica di meta-analisi fMRI, analizzando i dati di diverse ricerche con neuroimmagini.

L’analisi ha rivelato che nei traumi relazionali si osserva un’attivazione maggiore di alcune aree cerebrali coinvolte nella percezione di sé e nella regolazione emotiva.

traumi relazionali

@Università degli Studi di Bergamo

Questo suggerisce che le persone che hanno subito traumi relazionali hanno una maggiore difficoltà a elaborare le emozioni negative e a sentirsi al sicuro nelle relazioni con gli altri, come spiega la professoressa Clara Mucci:

Il cervello può rispondere in modo diverso a questi due tipi di traumi, con implicazioni significative per il trattamento e il supporto delle persone colpite.

Comprendere queste differenze può aiutare gli operatori sanitari e i terapeuti a personalizzare gli interventi per affrontare in modo efficace gli effetti del trauma sulla percezione di sé e sulle relazioni personali e sul concetto di salute.

Lo studio dell’Università di Bergamo rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione dei meccanismi cerebrali alla base dei traumi relazionali. I risultati ottenuti aprono la strada a nuove possibilità per il trattamento e la cura di queste profonde ferite, favorendo il benessere psicologico e la qualità della vita di chi ne è stato vittima.

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Fonti: Università di Bergamo / Molecular Psychiatry

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