Un nuovo tipo di illusione ottica permette di scoprire come il cervello umano riesca a connettere i punti creando linee luminose
Un nuovo tipo di illusione ottica permette di scoprire come il cervello umano riesca a connettere i punti creando linee luminose che non esistono nella realtà.
Si chiama ‘Scintillating Starburst’ ed è una nuova particolare illusione ottica creata da un team di psicologi dell’Università di New York, che l’hanno sfruttata come stimolo per comprendere meglio il comportamento del nostro cervello e della percezione visiva.
Il nome evoca i raggi illusori che l’occhio percepisce (ma che non ci sono) e che sembrano brillare e scintillare, proprio come un’esplosione di stele (starburst, appunto). L’immagine, infatti, è costituita da numerose paia di poligoni concentrici di dimensioni progressivamente più piccole: chi la osserva può percepire effimeri raggi o linee che si emanano dal centro dell’immagine e che appaiono, all’occhio umano, più luminosi dello sfondo.
Questa ricerca dimostra come il cervello ‘connetta i punti’ e crei una realtà soggettiva in quello che vede, evidenziando la natura costruttiva della percezione visiva – spiega Pascal Wallisch, psicologo e autore dello studio. – Studiare le illusioni può essere d’aiuto per comprendere i processi visuali perché ci permettono di distinguere la semplice sensazione delle proprietà fisiche di un oggetto dall’esperienza percettiva.
I ricercatori riconoscono che gli effetti visuali di questa illusione ottica sono simili a quelli emersi in esperimenti precedenti basati su griglie. Tuttavia, rispetto alle illusioni ottiche finora note, Scintillating Starburst evoca nuovi effetti nel cervello umano – comprese le linee immaginarie che connettono diagonalmente i punti di intersezione dei poligoni. Per comprendere meglio come funziona questo tipo di illusione ottica, i ricercatori hanno coinvolto un centinaio di partecipanti che hanno osservato 162 versioni diverse di Scintillating Starburst – diverse per forma, complessità e luminosità.
Ai partecipanti sono state poste domande su ciò che hanno visto, in particolare sulla presenza (o meno) di linee o raggi più luminosi rispetto al resto del disegno. Da queste interviste è emerso come la confluenza di molti fattori – come contrasto, spessore delle linee, numero dei vertici dei poligoni – conta nella percezione dell’illusione: in particolare, un ampio numero di punti di intersezione sporgenti porta a raggi immaginari più spessi e vividi.
Insomma, questa ricerca illustra come il cervello ‘unisca i puntini’ per creare la propria realtà soggettiva, anche al livello percettivo, evidenziando la natura costruttiva della percezione.
Fonte: i-Perception
Ti consigliamo anche: