Le parole sono musica per il cervello. Non è solo un modo di dire, una frase romantica sussurrata tra innamorati. Vi sono infatti gruppi di neuroni che rispondono e interpretano i cambiamenti di voce che esprimono i sentimenti
Le parole sono musica per il cervello. Non è solo un modo di dire, una frase romantica sussurrata tra innamorati. Vi sono infatti gruppi di neuroni che rispondono e interpretano i cambiamenti di voce che esprimono i sentimenti.
A rivelarlo è uno studio condotto dalla University of California San Francisco. I ricercatori infatti hanno individuato i neuroni del cervello umano che rispondono ai cambiamenti di tonalità nel linguaggio parlato, essenziali per trasmettere i sentimenti e le emozioni.
I cambiamenti nell’intonazione della voce durante il discorso, ciò che i linguisti chiamano prosodia, sono una parte fondamentale della comunicazione umana, al pari della melodia per la musica. Nelle lingue tonali come il cinese mandarino, i cambi di intonazione possono alterare completamente il significato di una parola e di una frase, ma anche in una lingua non tonale, le differenze di intonazione possono significativamente cambiare il significato di una frase pronunciata.
La capacità del cervello di interpretare questi cambiamenti in maniera istantanea è notevole, dato che ogni parlante ha anche il proprio tipo di intonazione e il proprio e stile vocale. Alcune persone hanno voci basse, altre hanno voci elevate e altri sembrano pronunciare frasi come se fossero domande. Inoltre, il cervello deve seguire e interpretare questi cambiamenti mentre si parla, e ancora deve capire le parole e il modo in cui si combinano in frasi in pochi millisecondi.
Per saperne di più, i ricercatori hanno monitorato l’attività cerebrale di 10 persone affette da epilessia, alle quali erano stati impiantati alcuni elettrodi con l’obiettivo di individuare con estrema precisione i focolai da cui avevano origine le crisi.
Nel frattempo ai pazienti è stato chiesto di ascoltare diverse frasi pronunciate da una voce sintetica caratterizzata da diverse intonazioni. Dal monitoraggio, è emerso che in una specifica area del cervello, il giro temporale superiore situato nella corteccia uditiva, un gruppo di neuroni si attivava al cambiamento dell’intonazione della voce a prescindere dal contenuto della frase.
In una seconda fase, poi, i ricercatori sono riusciti a prevedere tramite un algoritmo la reazione dei neuroni all’ascolto di diverse frasi pronunciate con diverse intonazioni.
Anche altri studi precedenti avevano identificato le aree del cervello sensibili all’intonazione vocale ma nessuno aveva capito il modo in cui i neuroni in queste regioni interpretassero le variazioni.
“È stato uno degli aspetti più emozionanti del nostro studio. Siamo stati in grado di mostrare non solo dove è codificata la prosodia nel cervello ma anche come, spiegando l’attività in termini di cambiamenti specifici nell’intonazione vocale” ha detto lo studente Claire Tang, coinvolto nello studio.
Un altro mistero del cervello svelato.
Francesca Mancuso