Il matrimonio modifica la personalità degli sposi e rappresenta una sfida per crescere, per amore.
Per chi avesse dei dubbi, ora c’è anche una conferma: il matrimonio fa cambiare.
Lo dimostra uno studio guidato dallo psicologo Justin Lavner dell’Università della Georgia e che ha coinvolto 189 coppie eterosessuali chiamate – dopo 6, 12 e 18 mesi dal loro matrimonio – a redigere un test di personalità per vedere come e se questo evento, così importante nella vita di due persone che si amano, fosse veramente in grado di plasmare le loro personalità.
I 5 tratti fondamentali della personalità
Il modello teorico preso come riferimento è quello del “Big Five”, che definisce cinque tratti fondamentali della personalità che si possono ritrovare in tutte le culture: l’ apertura mentale, ovvero come siamo aperti a fare nuove esperienze, provare cose nuove, approcciarci a nuove idee e valori o, al contrario, restare più ancorati al noto, al familiare; la coscienziosità intesa come essere coscienziosi, affidabili, responsabili, puntuali, accurati in quel che si fa, nell’avere volontà e perseveranza o, al contrario, essere poco precisi, disordinati, non affidabili, che si dimenticano degli impegni.
Poi ci sono: l’estroversione (chi è estroverso ha un orientamento fiducioso nei confronti della vita, ama socializzare, stare in mezzo alle persone mentre chi è introverso preferisce avere magari meno contatti, avere più tempo per sé); l’amicalità, qualità che ti fa sentire bene e andare d’accordo con gli altri, che rende altruisti, fa condividere volentieri, rende gentili, comprensivi e fa dimostrare calore nella relazione (o, al contrario, fa preferire di fare le cose a modo proprio, indipendentemente da quello che il resto del mondo vuole, rende più ostili, indifferenti, egoisti) e la stabilità emotiva, che si muove lungo un continuum che va dall’umore regolare, all’irritabilità, al nervosismo, all’insoddisfazione come mood di sottofondo.
Ed ecco come cambiano le persone, dopo 18 mesi di matrimonio: sia mogli che mariti registrano una flessione nell’apertura mentale (l’ipotesi è che il cambiamento rifletta la loro accettazione o adeguamento alle routine e “regole” della vita matrimoniale).
Gli uomini aumentano il loro livello di coscienziosità, probabilmente perché hanno introiettato l’importanza di essere affidabili e responsabili nella loro vita di coppia; nelle donne, già prima del matrimonio si registra una “coscienziosità” più alta rispetto agli uomini.
Mariti e mogli diventano meno estroversi (meno contatti esterni, rispetto a prima; più vita di coppia) ma anche meno “amichevoli” (le donne però, in generale, tendono ad essere più altruiste e disponibili degli uomini). La stabilità emotiva aumenta sia nei mariti che, in modo più significativo, nelle mogli.
E che dire della soddisfazione della coppia nei confronti della vita insieme? Dopo 18 mesi si è ridimensionata ma la misura del cambiamento dipende anche dai tratti di personalità “originari”: gli uomini che hanno un’apertura mentale significativa rimangono per lo più soddisfatti dell’esperienza del matrimonio (mentre quelli che avevano un’apertura minore dopo un anno e mezzo hanno manifestato maggiore insoddisfazione); lo stesso vale per le mogli con una buona stabilità emotiva mentre il livello di soddisfazione è peggiorato nelle donne con umore più variabile; in parallelo, i mariti più soddisfatti sono quelli che hanno al loro fianco donne emotivamente più stabili.
E no, non è una questione di età: i ricercatori hanno infatti osservato che con il matrimonio la personalità cambia nel tempo, a prescindere dagli anni degli sposi. Chi ha convissuto prima del matrimonio mostra gli stessi cambiamenti di personalità di chi ha iniziato a vivere insieme solo una volta sposati e i figli fanno cambiare, sì, ma non influenzano così tanto come il matrimonio.
Va da sé che si cambia perché nella vita si è introdotto un elemento importante, nuovo: un impegno formale, un progetto di vita insieme che richiede, ogni giorno, di essere onorato. Che sfida, mette alla prova, sollecita e costringe talvolta fuori dalla propria zona di comfort relazionale: è una danza, anche, non tanto di “aggiustamenti” ma di incontri. Si tratta di trovarsi e ritrovarsi sempre, e ancora, con uno sguardo ogni volta nuovo e mai scontato, per definire il “camminare insieme” che renderà il matrimonio la culla dell’amore o, in un progressivo allontanamento, la sua tomba.
Va da sè che se si parte con un bagaglio emotivo personale stabile tutto sarà più semplice ma è pure vero che l’amore, la vita di coppia, sono occasioni speciali per crescere: ci sfidano a tirare fuori il meglio di noi, per affrontare e risolvere le asperità, gli spigoli. E, per amore, troviamo il coraggio di farlo: di andare a smussare qui e là la nostra personalità, le nostre abitudini, i nostri limiti. Così, quando è per amore, si cambia sempre in meglio. Sì, persino dentro ad un matrimonio.
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Anna Maria Cebrelli