Come sviluppare capacità e abilità di riconoscere gli psicopatici che entrano nella nostra vita.
Gli psicopatici sono intorno a noi. Tra di noi. A prima vista sono affascinanti, fanno un buona impressione ma poi, giorno dopo giorno, manifestano la loro reale tendenza: senza troppi problemi mentono, manipolano le situazioni, non hanno rimorso per quello che fanno e sanno fare di tutto per raggiungere i propri obiettivi. L’empatia, per loro, è quasi o del tutto sconosciuta; egocentrici, tronfi di sé, non provano sensi di colpa, giustificano sempre i loro comportamenti anche, spesso, attribuendone la responsabilità agli altri.
Come ha sottolineato un controverso studio pubblicato nel 2010, spesso si tratta di persone di successo, con posizioni manageriali sul lavoro, che si distinguono per gran carisma e abilità di comunicazione. Ma sensibilità zero, egoismo totale.
Che fare quando uno o più psicopatici – il cui ego è più grande della stanza in cui si trovano, che sembrano tollerare soltanto se stesse e crogiolarsi senza ritegno nella loro presunta grandezza, capaci solo di sminuire e agire con prepotenza, seppure entro i limiti di legge per raggiungere i loro obiettivi – sono il collega d’ufficio, il capo, il proprio partner, un amico, un genitore o un altro familiare? La risposta è contenuta in un manuale (piccolo nel formato, 12×16,8 cm; robusto nella struttura – con copertina cartonata – e nei contenuti delle ricche 288 pagine) scritto da Barbel Mechler ed edito da Macro Edizioni: “Circondati da psicopatici – Come difendersi con successo da manipolatori, bugiardi, egoisti, inaffidabili e tiranni”.
Sostanzialmente, per uscire dal ruolo di (loro) vittima, bisogna fare due cose: naturalmente prendere maggiore consapevolezza di sé (dei propri meccanismi, delle proprie credenze, dei propri atteggiamenti: per poi lavorarci su) e poi imparare come “funziona” lo psicopatico per riconoscerlo, “sgamarlo” e quindi reagire in modo diverso davanti alle sue “provocazioni” e comportamenti, davanti alla sua facciata perbene. Di grande aiuto sarà aver realizzato che non si tratta di persone “forti”, davvero “potenti” ma piuttosto di individui con una grande carenza: perché senza o con poca coscienza.
Oltre ai consigli pratici (ad esempio: esercitarsi a comprendere il linguaggio analogico espresso dal proprio corpo, ignorare le provocazioni, non dare potere e spazio di manovra, diventare strategicamente alleati, fare dei complimenti che sono in realtà delle critiche), ricchi di aneddoti che aiutano a comprenderli meglio e calarli poi nella propria realtà, in questo libro viene sottolineata l’importanza di un approccio non solo “difensivo” ma costruttivo, con uno sguardo più ampio che invita a considerare la nostra responsabilità, individuale, nelle piccole e grandi scelte di ogni giorno, nel creare un mondo migliore o più egoista, manipolatorio, predatorio, sottilmente psicopatico insomma.
Un’ultima cosa, importante: uscire dal ruolo di vittima non può essere fatto a danno di nessuno, neanche dello psicopatico. “Fate attenzione a non ferirlo, a non innescare inutilmente il meccanismo della sofferenza – avverte la Mechler -. Il mondo è un luogo già abbastanza difficile e ha bisogno urgentemente di guarire, perciò non vogliamo dimenticare che anche i nostri meccanismi di difesa creano sofferenze negli psicopatici. In quello che facciamo, programmiamo è bene procedere con cautela e rispetto, così come si farebbe con un analgesico: se ne assume solo il minimo necessario, sennò si corre il rischio di intossicarsi”.
Il meccanismo di difesa, la strategia messa in campo dovrà insomma solo garantire la qualità della propria vita, niente altro. Zero ripicche, rivalse, giochi di potere, manipolazioni. “Non vogliamo atteggiarci a giudici – continua l’autrice del libro -, il nostro unico scopo è quello di proteggere la nostra salute e i nostri sentimenti dal comportamento brutale di questi individui ricorrendo a reazioni ferme, sicure e competenti. Ed è proprio questo che fa la differenza: agire per risolvere le difficoltà e non per crearne altre”. E a questo punto, dopo, quando si sarà imparato a gestire o allontanare gli psicopatici della nostra vita, ci potrà essere, pure, il perdono: quell’atto che, solo, ci permette una guarigione, una pulizia profonda della psiche.
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Una precisazione: va da sé che solo uno psicologo o uno psichiatra può fare una diagnosi e stabilire se, in termini di salute mentale, qualcuno sia “psicopatico” oppure no. Ma su tutto il resto, credo, ci siamo capiti.
Anna Maria Cebrelli