Secondo una recente ricerca i primogeniti avrebbero un quoziente intellettivo superiore di un punto rispetto ai fratelli nati dopo. Scopriamo insieme da cosa è influenzato il nostro QI e come cambia in base all'ordine di nascita
Per coloro che credono che l’ordine di nascita influenzi tratti come la personalità e l’intelligenza, uno studio condotto su 377.000 studenti delle scuole superiori offre alcune buone notizie: sì, lo studio ha scoperto che i primogeniti hanno un QI più alto e tratti di personalità costantemente diversi rispetto a quelli nati più tardi nella cronologia familiare.
Tuttavia, affermano i ricercatori, le differenze tra primogeniti e i “nati successivi” sono così piccole da non avere alcuna rilevanza pratica per la vita delle persone.
Lo studio
L’analisi è stata riportata sul Journal of Research in Personality, e ha rilevato che i primogeniti godono di un vantaggio di un punto QI rispetto ai nati dopo. La differenza è statisticamente significativa ma priva di significato, secondo i ricercatori.
L’analisi ha anche rivelato differenze consistenti nei tratti della personalità tra primogeniti e i nati dopo – i primogeniti tendevano a essere più estroversi, simpatici e coscienziosi, e avevano meno ansia dei nati dopo, ma queste differenze sono state definite come “infinitamente piccole”.
Lo studio ha controllato fattori come lo stato economico di una famiglia, il numero di figli e l’età relativa dei fratelli al momento dell’analisi.
Ad esempio, le famiglie più ricche tendevano ad avere meno figli rispetto ad altre famiglie e, quindi, avevano una percentuale maggiore di primogeniti con accesso a più risorse in grado di influenzare il loro QI o personalità.
Il team ha anche valutato un sottogruppo dei bambini nello studio: quelli con esattamente due fratelli e che vivono con due genitori. Ciò ha permesso ai ricercatori di individuare differenze specifiche tra primo e secondogenito, o secondo e terzogenito.
I risultati hanno confermato quelli osservati nello studio più ampio, con differenze specifiche tra il figlio maggiore e il secondo figlio e tra il secondo e il terzo figlio. Ma l’entità delle differenze era, ancora una volta, minuscola.
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Fonte: ScienceDirect
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